Notizie Asvis: Le microplastiche conquistano i mari, ma anche il nostro cervello

Si riporta di seguito il testo integrale di Ivan Manzo della Redazione ASviS – Comitato Scientifico presieduto dal prof. Enrico Giovannini – apparso sul sito di ASviS mercoledi 28 agosto.

Il mar Mediterraneo vive una crisi ambientale senza precedenti. L’87% delle sue acque è infatti inquinato da metalli tossici, sostanze chimiche industriali e rifiuti di plastica. La situazione è resa ancora più preoccupante dalla presenza di 1,9 milioni di frammenti di microplastiche per ogni metro quadrato: si tratta della più alta concentrazione mai registrata fino a ora.

Sono numeri allarmanti che provengono dalla prima parte dello studio “Non c’è salute in un ambiente malato“, pubblicato dal Wwf, che inaugura una serie di dossier – parte della campagna Our future – dedicati agli inquinanti più pericolosi presenti sulla Terra e alle possibili azioni per contrastarne la diffusione.

Inquinamento da plastica: preoccupano i Pfas

Il documento analizza, tra gli altri temi, l’impatto della plastica e delle sostanze Pfas, conosciute come “inquinanti eterni” per la loro persistenza nell’ambiente e nei tessuti viventi. Anche le acque dolci, l’aria e il suolo non sono immuni dai gravi problemi di inquinamento che affliggono il Mediterraneo. Mari, fiumi, laghi, zone umide e falde acquifere sono gravemente compromessi da contaminanti come pesticidimetalli pesantiagenti patogeni e residui chimici provenienti da scarichi industriali e urbani non trattati. L’inquinamento delle acque dolci è responsabile di circa un terzo della perdita di biodiversità globale.

A preoccupare è soprattutto la diffusione delle sostanze Pfas ampiamente utilizzate in prodotti di plastica di uso comune, come contenitori per alimenti e indumenti. Questi contaminanti, che non si degradano mai, si accumulano nell’ambiente e negli organismi viventi con effetti devastanti sulla salute: “alcuni studi hanno rilevato che i livelli di Pfas nei mari superano fino a 100 volte gli standard di qualità ambientale fissati dall’Ue”, si legge nel report del Wwf.

Il triste primato della più alta concentrazione di microplastiche nelle profondità marine, con 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato, è detenuto dal mar Mediterraneo. In generale, le materie plastiche, che costituiscono il 75% dei rifiuti marini, sono vettori di sostanze chimiche nocive: si stima che ogni anno, insieme ai rifiuti di plastica, entrino negli oceani 190 tonnellate di 20 diversi additivi chimici. Eppure solo il 6% delle sostanze chimiche della plastica – che possono rappresentare fino al 70% del peso di un prodotto – è soggetto a normative internazionali. Inoltre, tra le 16mila sostanze chimiche trovate nelle plastiche, molte sono poco conosciute in termini di funzione, struttura e tossicità, e solo 7mila sono state studiate a fondo per la loro pericolosità.

La plastica rappresenta un pericolo per la salute, anche mentale

Negli ultimi vent’anni “le morti causate da nuove forme di inquinamento, come quello atmosferico e chimico, sono aumentate del 66%, raggiungendo i nove milioni di decessi annuali, rendendo così l’inquinamento il principale rischio ambientale per la salute umana”, ricorda ancora il Wwf che, nel Rapporto, mette in evidenza i gravi effetti dell’inquinamento chimico da microplastiche su intere popolazioni di specie selvatiche, habitat ed ecosistemi, sia acquatici sia terrestri.

Sul tema cresce l’evidenza scientifica riguardo agli impatti sulla salute umana, tra cui infiammazioni, alterazioni cellulari e genotossicità, che possono portare a gravi malattie come il cancro, disturbi riproduttivi, problemi respiratori e digestivi, obesità e diabete. Inoltre le microplastiche contribuiscono all’aumento della resistenza agli antibiotici, una delle sfide sanitarie più critiche a livello mondiale.

 

Quanta plastica sul fondo degli oceani? Arriva la prima stima

Entro il 2050 si prevede che avremo generato 26mila milioni di tonnellate di plastica e la metà diventerà rifiuto. Grazie ai modelli predittivi del progetto Ending plastic waste ora sappiamo quanta ne va a finire sui fondali. 12/6/24

 

Sulla scia di questi lavori di ricerca, un innovativo studio pubblicato su Research square – “Bioaccumulation of microplastics in decedent human brains assessed by pyrolysis gas chromatography-mass spectrometry” – ha scoperto che il nostro cervello è un formidabile contenitore di microplastiche: può arrivare a “ospitare” una quantità 20 volte superiore a quella contenuta in altri organi, come fegato e reni. Lo studio, il primo di una lunga ricerca ancora in fase di peer review, fornisce dunque una prima stima su un tema che inquieta i ricercatori. “I risultati sono stati uno shock. Abbiamo scoperto che 24 campioni di cervello, raccolti all’inizio del 2024, contenevano in media circa lo 0,5% di plastica in peso.  È piuttosto allarmante. C’è molta più plastica nei nostri cervelli di quanto avrei mai immaginato”, ha infatti dichiarato il tossicologo Matthew Campen, autore dello studio e professore di scienze farmaceutiche all’università del New Messico.

Lo studio, infine, ha rilevato che la quantità di microplastiche nei campioni di cervello del 2024 era circa il 50% più alta rispetto a quella presente nei campioni risalenti al 2016: un aumento della concentrazione coerente con quanto riscontrato nell’ambiente e con le altre specie viventi.