Notizie Asvis: Ecco come i Paesi emergenti possono sfuggire alla “trappola del reddito medio”

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Si riporta di seguito il testo integrale di Sofia Petrarca della Redazione ASviS – Comitato Scientifico presieduto dal prof. Enrico Giovannini – apparso sul sito ASviS, di lunedì 26
agosto 2024

Paesi a reddito medio, che ospitano circa il 75% della popolazione mondiale e generano oltre il 40% del Pil globale, sono fondamentali per la stabilità economica. Tuttavia, dal 1990 solo 34 di queste economie sono riuscite a raggiungere lo status di nazioni ad alto reddito. Le altre sono rimaste imbrigliate nella cosiddetta “trappola del reddito medio”, espressione coniata nel 2007 dalla Banca mondiale per indicare la tendenza di alcuni Paesi a sperimentare una crescita economica rapida, seguita da una lunga fase di stagnazione. Il World development report 2024 pubblicato ad agosto, intitolato appunto “The middle-income trap”, esplora le sfide che queste nazioni dallo sviluppo insufficiente devono affrontare per diventare economie avanzate. Il Rapporto, basato su un’ampia analisi dei trend economici e politici dei mercati emergenti, fornisce una guida strategica per affrontare le complessità di questo passaggio, che tre fattori rendono ancora più difficile rispetto al passato: rapido invecchiamento della popolazione, crescente protezionismo nelle economie avanzate e necessità di accelerare la transizione energetica.

 

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L’Undp mostra come il benessere globale non si sia ancora ripreso dalla crisi pandemica e crescano le disuguaglianze tra Paesi. Necessaria un’“architettura dei beni pubblici mondiali” adattata al nostro secolo.  

Prima di tutto, i Paesi a reddito medio sono più inclini a un rallentamento prematuro della crescita economica una volta raggiunto un certo livello di reddito, spesso dovuto alla diminuzione dei rendimenti sugli investimenti e a debolezze istituzionali. Ora la Cina prevede di raggiungere il Pil medio dei Paesi sviluppati entro il 2035, mentre l’obiettivo del rieletto Modi in India è di trasformare la nazione in un’economia sviluppata entro il 2047. Ma per i due Paesi la sfida è quella di mantenere questa crescita in un contesto globale più competitivo e meno favorevole. Il Brasile invece, è un esempio di economia che ha visto rallentare la crescita a causa di inefficienze strutturali e istituzionali. Allo stesso modo, il Sud Africa affronta ostacoli legati alla disuguaglianza economica e all’instabilità politica.

Le transizioni strategiche

Il Rapporto sottolinea come le strategie che hanno funzionato durante le fasi di reddito basso, come gli investimenti massicci in infrastrutture, tendano a essere meno efficaci in questa fase intermedia. Per uscire dalla “trappola del reddito medio”, propongono due transizioni strategiche cruciali:

  1. Transizione da un approccio basato sugli investimenti a un modello di diffusione tecnologica: questa fase è particolarmente rilevante per i Paesi a reddito medio-basso, dove l’obiettivo è integrare e diffondere tecnologie avanzate provenienti da economie più sviluppate.
  2. Transizione verso l’innovazione: nei Paesi a reddito medio-alto, l’attenzione deve spostarsi dall’importazione di tecnologie all’innovazione domestica. Qui, l’obiettivo è sviluppare capacità interne di innovazione per sostenere la crescita economica a lungo termine.

Queste transizioni richiedono però un ambiente favorevole che promuova la competizione, l’efficienza e l’accesso a nuove tecnologie e, spesso, queste economie hanno “spazi ristretti” per la crescita a causa di fattori esterni come le tensioni geopolitiche e il cambiamento climatico, che limitano le opportunità di investimento e commercio.

La “distruzione creativa” come motore di crescita

Un concetto centrale del Rapporto è quello di “distruzione creativa”. Questa teoria economica, sviluppata inizialmente dall’economista austriaco Joseph Schumpeter, suggerisce che il progresso economico dipenda dalla capacità di mandare in soffitta settori obsoleti e creare nuove opportunità di crescita. Nel contesto dei Paesi a reddito medio, significa smantellare strutture economiche e sociali vecchie che ostacolano l’innovazione e l’efficienza. Spesso però, le imprese statali e altri operatori storici resistono a questi cambiamenti per mantenere il loro status quo; soprattutto in settori come l’energia, dove l’inerzia delle strutture esistenti ostacola l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio. Le crisi economiche e politiche, però, possono agire come catalizzatori, costringendo i governi e le imprese a rivedere le loro strategie, creando opportunità per innovazioni che sarebbero state trascurate in periodi di stabilità.

Raccomandazioni politiche

Il World development report sottolinea l’importanza di andare oltre l’espansione del capitale fisico. I Paesi devono investire in capitale umano, innovazione e infrastrutture sostenibili, sostenuti da politiche che promuovano la competizione e l’efficienza. Le raccomandazioni includono mercati più contendibilipolitiche energetiche per tecnologie a basse emissioni e riforme istituzionali per stimolare un’economia dinamica e innovativa.