Notizie Asvis: cosa pensano gli italiani della guerra in Medio Oriente

Testo scritto di Elita Viola della Redazione ASviS, il cui Comitato scientifico è presieduto dal prof. Enrico Giovannini, che si riferisce al sito collegato del 10 ottobre 2024.

A un anno dall’inizio delle ostilità tra Israele e Hamas, l’Ipsos ha realizzato per l’Istituto italiano per la politica internazionale (Ispi) un sondaggio su quello che pensano le italiane e gli italiani della guerra in atto in Medio Oriente. Su un campione di 800 intervistati, la stragrande maggioranza (quasi l’80%) si dice abbastanza o molto preoccupato per l’allargamento del conflitto.

 

L’opinione dei partecipanti si divide maggiormente quando viene chiesto loro in chi ravvedono le maggiori responsabilità per la situazione a Gaza e in Libano: sebbene un terzo non sappia cosa rispondere, per il 35% è Israele nel suo complesso e soprattutto l’attuale governo Netanyahu ad essere colpevole, mentre solo un 15% ritiene responsabile Hamas della situazione a Gaza e un 17% considera Hezbollah il principale responsabile dell’estendersi della guerra al Libano.

A rafforzare il giudizio degli intervistati su quanto successo a Gaza nell’ultimo anno concorre anche l’altissima percentuale, circa un italiano su due (il 49%), che ritiene la reazione di Israele sproporzionata rispetto al suo diritto di difesa e causa quindi di una catastrofe umanitaria, mentre solo poco più di un italiano su 5 (21%) pensa che si sia trattato di una comprensibile risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

 

Coerentemente con la forte preoccupazione espressa inizialmente per l’escalation del conflitto, rispetto alla domanda sul ruolo che l’Italia dovrebbe avere in tale contesto, le italiani e gli italiani non sembrano avere dubbi: quasi il 70% infatti si è espresso a favore di una mediazione fra le parti, mentre solo percentuali minoritarie propendono per appoggiare incondizionatamente Israele o la Palestina.

 

Rivolgendo lo sguardo al futuro, in una prospettiva di fine delle ostilità, gli intervistati per il 32% ritengono che dovrebbe essere compito delle Nazioni Unite garantire il cessate il fuoco, a riprova che la fiducia in questa istituzione resiste. Al contrario, solo un 18% pensa che questa missione spetti a una coalizione di Stati della regione e men che meno, solo rispettivamente l’8% e il 7%, che ciò sia dovere degli Usa o dell’Unione europea.

Infine, in merito all’imparzialità dell’informazione sul conflitto Israele-Hamas, l’opinione prevalente (il 46%) è che sia stata troppo sbilanciata a favore di Israele. Per il 39% l’informazione è invece stata neutrale e oggettiva, mentre solo il 16% ritiene che lo sbilanciamento sia stato a favore di Hamas.