Non accusate i cittadini Se l’Italia non vota più la colpa è solo dei partiti

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L’astensionismo elettorale continua a crescere e viene, per lo più, interpretato come un allontanamento degli italiani dalla politica, dalla quale sono stati sempre piuttosto lontani. La percentuale degli elettori era altissima quando c’erano i partiti tradizionali, costituitisi dopo la caduta del fascismo. Ma che cosa avveniva a quel tempo? Innanzi tutto i partiti che si consideravano democratici sostenevano che bisognasse impedire che a governare fosse un partito che si ispirava a comunismo, che aveva costituito e manteneva governi totalitari nei paesi dell’Est. Ad ogni elezione i vescovi rivolgevano appelli affinché i cattolici fossero uniti in un partito come la Democrazia Cristiana. Quasi in ogni comune c’erano sezioni di partiti, con iscritti che venivano mobilitati in tempo d’elezioni. Si organizzavano riunioni e comizi, si inviavano lettere ai più lontani, si affiggevano manifesti, che spesso causavano litigi tra coloro che li affiggevano, si distribuivano cartoncini e fac-simili. E c’era la partecipazione diretta dei candidati, che in molti luoghi allestivano propri comitati elettorali ed in altri si affidavano ad iscritti delle sezioni. I rappresentanti di lista che erano in ogni seggio seguivano coloro che votavano su liste proprie. E alcune ore prima della chiusura dei seggi segnalavano coloro che non avevano ancora votato, che venivano sollecitati a recarsi a votare, se si riteneva che potesse essere votanti per il proprio partito. Ad ogni elettore veniva consegnato il certificato elettorale, ricordando così a tutti la data ed il tempo delle elezioni. Ora invece gran parte di tutto ciò è scomparso. Non si distribuiscono più i certificati elettorali, ma ci sono le schede, riposte in qualche cassetto. Le sezioni dei partiti sono per lo più scomparse, i comitati elettorali, considerate le nuove modalità d’elezione, si sono ridotti. Rarissimi i comizi, che una volta riempivano le grandi piazze di città e le piazze più ampie piazze dei paesi. Delle elezioni si parla in giornali, nelle televisioni, dove spesso l’elemento scandalistico prevale su quello delle proposte politiche. E tutto questo in un tempo in cui si crede sempre meno nella politica, come invece si credeva (sia anche con illusioni) nel tempo dei partiti tradizionali, quando il passare da un partito all’altro era rarissimo tra gli eletti ed anche tra coloro che erano stati candidati. Senza dubbio allora non pochi sostenevano partiti e candidati per interessi personali. Ma, nelle sezioni, non mancavano coloro che credevano nei valori che partiti e candidati dicevano di esprimere. E lavoravano gratuitamente, talvolta pagando in proprio le spese per andare a prendere manifesti, fac-simili, volantini ed altro materiale elettorale. Sapevano che coloro che venivano eletti avrebbero ricevuto uno stipendio per il loro lavoro e per il tempo che dedicavano all’istituzione. Ma non sapevano che avrebbero avuto per tutta la vita pensioni e vitalizi anche grazie alla loro gratuita opera. Quando l’hanno saputo e quando hanno visto candidati ed eletti lasciare il loro partito per un altro, si sono sentiti come donchisciotti che o lavorano gratuitamente per altri o combattono contro mulini a vento. E si sono ritirati, non solo facendo mancare grandi inviti al voto, ma talvolta evitando loro stessi, sia pur a malincuore e con amarezza, di votare