Il premio Nobel per la Letteratura 2020 va alla poetessa Louise Gluck, per la sua “indimenticabile voce poetica che con austera bellezza sa rendere universale l’esistenza individuale”. Un nome completamente al di fuori della lista dei papabili, come spesso accade per questo riconoscimento. Nel corso della sua carriera ha pubblicato dodici antologie di poesie e nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per la sua collezione ‘The Wild Iris’ (in Italia ‘L’iris selvatico’, 2003, traduzione Massimo Bacigalupo – Edizioni Giano), ottenendo così il primo di una lunga serie di riconoscimenti. Nata a New York il 22 aprile 1943 in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi e cresciuta a Long Island, vive a Cambridge, nel Massachusetts, dove insegna inglese alla Yale University, New Haven, Connecticut. Durante la sua adolescenza ha sofferto di anoressia, tanto da costringerla ad abbandonare gli studi superiori alla George W. Hewlett High School e poi quelli universitari al Sarah Lawrence College e alla Columbia University. Pur non consegnendo la laurea, la poetessa si formò sotto la supervisione di Leonie Adams. Da oltre quarant’anni Louise Gluck occupa i vertici della poesia contemporanea americana, erede della tradizione lirica statunitense e maestra nel trasformare vissuti soggettivi e aneddoti in una ‘metafisica del quotidiano’. La sua poesia è rigorosamente personale, contenuta tra le pareti domestiche, fra i suoi oggetti. Diapositive che ritraggono il quotidiano, apparentemente banali, se non fosse per il gusto particolare dell’inquadratura e per la tecnica di scrittura: le immagini nei suoi versi sono brevi, spezzate dalla punteggiatura decisa, con rime brillanti e mai ingombranti. Valgano per tutti i seguenti versi dalla raccolta ‘L’iris selvatico: “Vuoi sapere come passo il tempo? Cammino sul prato davanti, fingendo di strappare erbacce, ciuffi di trifoglio selvatico In realtà sto cercando coraggio, qualche indizio che la mia vita cambierà”. Louise Gluck, professoressa dell’Università di Yale, nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia, mentre nel 2003 era stata insignita del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti. È inoltre un membro dell’American Academy of Arts and Letters. In Italia è stato pubblicato nel 2019 la raccolta ‘Averno’ (traduzione di Massimo Bacigalupo, postfazione di José Vicente Quirante Rives) dalla casa editrice napoletana Libreria Dante & Descartes / Editorial Parténope. In questa raccolta (la decima della poetessa, uscita negli Usa nel 2006) la Gluck si racconta in versi brevi dai toni ieratici, adottando una lingua vicina al parlato che diventa suo marchio di fabbrica, esatta, risonante, talvolta ellittica.