New media in Basilica, la sfida di Tim Hecker

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Un fiume di suono e una esperienza di ascolto che si fa spazio: queste le componenti essenziali dell’esibizione di Tim Hecker tenutasi mercoledì scorso a Napoli in Un fiume di suono e una esperienza di ascolto che si fa spazio: queste le componenti essenziali dell’esibizione di Tim Hecker tenutasi mercoledì scorso a Napoli in un posto unico: La Basilica S. Giovanni Maggiore Pignatelli, luogo sontuoso, restituito alla città nel 2011 grazie all’intervento di restauro della Fondazione dell’ordine degli Ingegneri di Napoli e alla determinazione del presidente dell’ordine Luigi Vinci. Un luogo che conserva nell’occasione tutta l’austera aura di misticismo pre-conciliare, atmosfera che il sound-artist canadese è bravo a leggere, e a sfruttare, fornendo una poderosa esperienza di “paesaggio sonoro”, di visita e lettura dello spazio attraverso la costruzione sonora regalando alla città di Napoli, alla sua parte più esoterica e misteriosa, uno dei pochi eventi culturali di stampo internazionale degli ultimi mesi, riconosciuto da un pubblico entusiasta e concentrato che ha gremito lo spazio della basilica, partecipando al rito come una messa arcaica, fatta di buio e luce, di fumo e silenzio, infine di suono. Per citare Murray Schafer, il musicista e studioso canadese padre del paesaggio sonoro: “Quando l’uomo vive per lo più nell’isolamento o in piccole comunità, le sue orecchie lavorano con delicatezza sismografica”. Esattamente quanto accade alla comunità transitoria di mistici del suono riunitasi per l’occasione nella Basilica. La scelta del luogo non pare affatto casuale, dato il suo immenso portato semantico di sacralità e liturgia, categorie che Hecker è in grado di padroneggiare alla meraviglia declinando l’ambiente acustico per sovrapposizioni eterogenee e strutturate, sondandolo nelle sue varie manifestazioni e potenzialità, costruendo un’esperienza mistica che esplora l’intersezione tra rumore, dissonanze e melodie e si nutre di un approccio fisico ed emotivo alla composizione: un’indagine sonora dello spazio centrato sulla percezione. Fedele ad un’altra massima di Schafer, il suo illustre predecessore e conterraneo: la musica parla all’ascoltatore in quanto essere umano, con tutte le complessità che ciò comporta, ma la sound art parla all’ascoltatore in quanto abitante alieno del pianeta, che reagisce ai suoni e all’ambiente come farebbe un animale (con tutte le complessità che ciò comporta). Hecker, come sciamano elettronico, sorvola lo spazio della Basilica con nubi dense di suono, talvolta liquido, talvolta roccioso, ma sempre curando ogni sonorità fino al dettaglio più rarefatto, riuscendo a processare soluzioni sonore talvolta inusitate, come del resto nei sui lavori di studio, ad esempio il bellissimo Virgins, il suo ultimo album, edito dall’etichetta di culto Kranky.