Neuromed, asse biotech con Tunisi

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Connettere non solo cervello e computer, ma anche i popoli. I traguardi della scienza non temono ambizioni e questo è il caso di Cyber Brain, progetto internazionale guidato dall’Istituto Neuromed di Pozzilli, mirato alla produzione di nuove generazioni di protesi in grado di far dialogare bit e neuroni per aggredire malattie ancora oggi incurabili. Prima piattaforma biotecnologica del Mezzogiorno dedicata alla neuro-cibernetica, Cyberbrain ha sede presso il Polo di Ricerca e Innovazione Neuromed di Caserta, dove mercoledì 15 luglio si è svolta la tavola rotonda “Cyber Brain: opportunità e sfide per l’area Med”. Dall’evento, cui hanno partecipano il Premio Nobel Luc Montagnier, consulente speciale del cenro di ricerca molisano, Noureddine Bouzouaïa, presidente e direttore generale di BiotechPole Sidi Thabet di Ariana-Tunisi, Naziha Cheikh, presidente dell’Association International pour la Coopération et le Développement di Tunisi e Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed è emersa un’intesa strategica di collaborazione tra l’istituto italiano e quello tunisino che prevede lo sviluppo congiunto di attività di ricerca di base e traslazionale nel campo biomedico. In termini pratici, l’avvio di questa collaborazione sarà caratterizzato dall’elaborazione e attivazione di programmi di formazione e dallo scambio di conoscenze tra ricercatori dei due istituti al fine di realizzare progetti scientifici comuni. “È nella nostra natura – spiega Pietracupa – e nella nostra cultura collaborare, essere pronti a spingerci oltre. Ecco perché oggi andiamo sull’area mediterranea”. “Questa nuova collaborazione – aggiunge Cheikh – apre una fase nella quale esamineremo concretamente i passi da compiere, a partire dagli scambi di ricercatori e di staff per giungere alla condivisione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche”. L’obiettivo di Cyber Brain è diventare un polo di innovazione specializzato nello sviluppo di dispositivi impiantabili e di neuroprotesi in grado di acquisire e trasmettere segnali neurali utili allo studio di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e la malattia di Parkinson. Non solo, i ricercatori di Cyber Brain svilupperanno protesi cerebrali a forte scala di miniaturizzazione in modalità wireless da utilizzare sia per il monitoraggio non invasivo dei pazienti, sia per la loro cura. Uno degli aspetti più interessanti del progetto è infatti proprio questo, la possibilità di unire la ricerca alla terapia. Nella depressione maggiore farmacoresistente i dispositivi wireless potranno registrare i segnali elettrici dei pazienti e inviare tali informazioni su sistemi in remoto per una accurata diagnosi, per il monitoraggio dei parametri vitali e, di qui, per un ulteriore sviluppo della tecnologia che prevede non solo di registrare l’attività cerebrale ma anche di influenzarla in modalità del tutto nuove”.