Nessuno è profeta in patria. E in queste ore il Paese ne sta avendo l’ennesima prova

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in foto Joe Biden e Mario Draghi

Con un’espressione non proprio delicata, già ai tempi di Cicerone, nell’Urbe si assimilava il comportamento di chi non fosse in grado di apprezzare nella misura giusta qualcosa o qualcuno, a quello dei maiali che si trovano per caso su un prato con delle margherite. Quegli animali, non essendo in grado di apprezzarne la bellezza, finiscono col mangiarle. Fatti i dovuti adattamenti e aggiornamenti, al momento gli italiani e, per solidarietà, gli europei in generale, stanno prendendo atto di qualcosa del genere, purtroppo, ben più incresciosa di quella rurale innanzi descritta. Ma le cose stanno proprio così, almeno in Italia e ora che gli elettori sono a un passo dal giorno del voto, a quanto è dato sapete, i famosi o famigerati, secondo alcuni, sondaggi riportano che le scelte di questi ultimi non sono ancora chiare e definite. Facendo un bel balzo a piè pari con la mente al dopo voto, si possono immaginare fin d’ ora alcuni scenari che potrebbero figurarsi, a prescindere da come sará composto il prossimo governo. In particolare saranno le operazioni necessarie per il compimento degli adempimenti dettati dalla Costituzione che scandiranno i tempi del cambio della guardia dell’esecutivo appena formato con quello ormai decaduto. E qui potrebbe verificarsi una provvidenziale forma di long Draghi’s governement, una specie di long covid, in questo caso non dannoso, anzi. Fino a fine anno sono ancora diversi gli adempimenti che il governo deve portare a termine e gli appuntamenti da rispettare, tra i quali alcuni di portata internazionale. Agli stessi, mai come nel frangente attuale, è necessario che il Paese partecipi qualificatamente. Intendendo con ciò che sono occasioni in cui le beghe di cortile dovrebbero essere lasciate a casa e l’attenzione concentrata sugli argomenti all’ordine del giorno. A lume di naso, soprattutto ora che le diatribe tra gli aspiranti al seggio e, ancor più, di quelle tra i loro capi, sono arrivate al calor bianco, prima che il Paese possa avere un esecutivo funzionante, sarà necessario che passi un lasso di tempo ch sicuramente non sarà breve. Capitan Draghi e la sua squadra potranno giocare così l’equivalente dei tempi supplementari in gergo calcistico. Non sarà la soluzione del problema, quella coda di buon governo, però permetterà di portare a termine almeno il varo dei provvedimenti già abbozzati in parte sostanziosa. C’è comunque da premettere che sará sempre poca cosa perchè il problema principale del Paese è la sua difficile governabilità. È necessario che per la sua conduzione sia incaricato appunto un condottiero. Questi, oltre a avere le idee ben chiare sul risultato che intende perseguire insieme ai suoi ministri, dovrá essere dotato di qualcosa che si ha o non si ha e non si può guadagnare in alcun modo: il carisma. È importante sottolineare che, anche per definire questa umana dote, soccorre il mondo rurale. Quando si zappava a mano, le squadre di braccianti iniziavano a lavorare- perciò erano definiti specificamente lavoranti -disponendosi affiancati sulla stessa fila. Dopo un pò di tempo, inevitabilmente uno di loro si trovava più avanti degli altri con il lavoro eseguito. Bastava ciò perchè gli altri lavoranti gli riconoscessero “il comando”, l’ equivalente della leadership nel contesto urbano. Se tra i competitors che aspirano alla poltrona più importante di Palazzo Chigi c’è qualcuno che abbia almeno un fumus del requisito appena illustrato, batta un colpo. Anche due, casomai il primo non arrivasse alle orecchie di chi di dovere.