La conferenza dei Paesi del Mediterraneo che si è svolta domenica a Roma, senza dubbio ha accresciuto la forza contrattuale del Paese. Tanto non solo per quanto concerne i rapporti con gli stati viciniori, sia a nord che a sud. Per l’occasione nella capitale sono stati presenti anche autorità del vicino oriente, testimonianza che il progetto ha una portata più ampia, arrivando a interessare anche gli stati dell’ area indo pacifica. Quindi il Piano Mattei si propone di operare ben oltre i limiti del bacino del Mare Nostrum.
Oltre alla Premier Meloni, hanno espresso compiacimento per la firma del documento di sintesi preparato alla fine dei lavori, anche la Commissaria Von der Leyen e le autorità della EU che l’avevano affiancata nella trasferta sul Tevere. Non è il caso di dar corpo alle ombre, ma è doveroso riferire che qualche processo all’ intenzione ha tentato di farsi strada subito dopo la conclusione della giornata, ritornando a stretto giro nel nulla da dove era spuntato. Resasi quella conferenza ben più concreta di quanto era nelle aspettative, non dovrà essere sciupato nemmeno un’ora in dubbi da carmelitane scalze, ma bisognerà iniziare a cavalcare la tigre intervenendo senza indugio sul fenomeno criminoso degli imbarchi fantasma. Quelli che però, se la navigazione non procede bene, si trasformano in ecatombi vere e proprie.
Nella migliore delle ipotesi, se riescono a far raggiungere a quelle bagnarole una qualsiasi delle coste italiane, avranno fatto sì che altri disperati saranno costretti a fare ogni genere di attività pur di cercare un modo per sopravvivere. Quindi il problema da risolvere in via pregiudiziale non è soltanto quello della sicurezza della navigazione del boat people, ma anche, di importanza almeno pari, quale tipo di occupazione poter dare loro una volta in Europa. Non sarà una operazione da poco, ma è doveroso ribadire che, se quanto appena citato non verrà tenuto nella necessaria considerazione, si rischierà grosso di non andare da nessuna parte. Il Piano Mattei, nelle intenzioni della Premier Meloni, non si limita alla sola gestione della problematica appena descritta. È definito a chiare lettere un accordo di collaborazione a tutto tondo, quindi l’Europa dovrà profondersi in un’opera di partenariato verso quanti non sono in grado, nel Continente Nero, di trarre il giusto ricavo dalle risorse naturali di cui abbonda.
È altrettanto vero che, dopo una fase di rodaggio tutta da concordare, l’operazione dovrà dare un tornaconto anche a chi ha organizzato il tutto. È doveroso che tali puntualizzazioni avvengano già nella fase attuale della preparazione. In campagna si dice che per non litigare in maniera distruttiva dopo la chiusura di un accordo, è meglio discutere a lungo prima. Giusto per non guastare i naturali buoni rapporti, sempreché siano improntati dalla naturale buona fede, senza serpenti nella manica, da una parte e dall’altra.