Neet, Italia maglia nera in Europa: boom in Campania (34,1%)

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L’Italia veste la maglia nera nell’Unione europea in fatto di numero di giovani che non sono né studenti né lavoratori, i cosiddetti Neet. Un recente Rapporto del Censis sui processi formativi e sul sociale ci dice – alla vigilia della Giornata mondiale dell’istruzione proclamata dall’Onu per martedì 24 – che la lenta decrescita dei Neet, interrottasi però nel 2020, non offre significativi segnali di ripresa nel 2021, essendo questo collettivo di 15-29enni pari al 23,1%, a fronte del 23,7% dell’anno precedente e di una media Ue 27 del 13,1%. Alle spalle dell’Italia si colloca la Romania (20,3%), quindi la Bulgaria (17,6%) e la Grecia (17,3%), e molto distanti sono i Paesi Bassi e la Svezia, che sono gli Stati comunitari con il minor numero di Neet al loro interno (5,5% e 6,0%, rispettivamente). Nel dettaglio dei confini nazionali, i Neet nostrani sono maggiormente presenti nelle regioni meridionali, in alcune delle quali viene superata finanche la soglia del 30% (Campania 34,1%, Puglia 30,6%, Calabria 33,5% e Sicilia 36,3%) ma si tratta comunque, come già notato l’anno prima, di una realtà fluida.
Infatti, i maggiori incrementi di Neet si sono registrati in alcune regioni del Nord, dove invece solitamente la loro incidenza risultava inferiore: il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia hanno riportato incrementi su base annua di +1,9 e +2,5 punti percentuali. Diversamente, proprio nelle regioni a più alta incidenza di Neet si sono verificati i decrementi più apprezzabili: Sicilia e Sardegna (-2,1 e -2,5 punti percentuali, rispettivamente). Il Censis ci dice anche che la comparazione tra l’Italia e alcuni Paesi Ocse rispetto alle quote di popolazione che hanno conseguito un diploma di scuola secondaria di II grado o un titolo di istruzione terziaria ancora una volta si caratterizza per una minore incidenza – in conseguenza anche della minore disponibilità di corsi terziari a ciclo breve e professionalizzanti – di individui con titolo terziario e per una più bassa scolarizzazione delle classi di età più avanzate. La quota di italiani tra i 25 e i 34 anni in possesso di un diploma è infatti pari al 76,8% (a fronte di una media Ocse di 85,8%), mentre tra i 25-64enni i diplomati sono il 62,7% (a fronte di una media Ocse di 83,2%). A una media Ocse del 46,9% di 25-34enni in possesso di un titolo terziario corrisponde, invece, una quota del 28,3% di coetanei italiani con pari titolo. E sulla platea dei 25-64enni, tale quota si riduce ulteriormente, il 20,0% contro una media Ocse del 41,1%.