Natale, l’omelia del cardinale Sepe: Gesù luce della speranza

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Ecco di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli in occasione della Messa di Natale:  “Cari fratelli e sorelle, dopo il cammino di preparazione dell’Avvento, che è stato come il viaggio dei pastori a Betlemme, anche noi oggi contempliamo ciò che il Signore ci ha fatto conoscere: troviamo un Bambino adagiato in una mangiatoia, lo contempliamo e lo adoriamo come Principe della pace e Signore della Vita. Egli, come ce lo descrive l’evangelista Giovanni nel Prologo che abbiamo ascoltato, è il Verbo di Dio; è la luce; è la Verità; è la Grazia.
        La Parola di Dio, con la nascita di Gesù, inizia ora a “parlare” con linguaggio umano e si rende udibile all’uomo che si apre all’ascolto. “Il Verbo si fece carne…”, diventa uno di noi, uno della nostra razza, uno della nostra famiglia; nelle sue vene scorre lo stesso sangue che scorre nelle nostre; egli vive tra noi, con noi, cosicché guardandolo o vedendolo, noi possiamo contemplare la gloria stessa del Figlio unigenito del Padre, irradiazione della sua gloria e impronta della sua stessa sostanza (2^ lettura). Dio è luce e il suo Figlio ne è lo splendore.
        È questo il Natale: imparare a “leggere” la nostra vita alla luce della speranza e della gioia che Gesù ci ha portato. Come ci esorta il profeta Isaia (I lett.) “prorompete insieme in canti di gioia”. Cantiamo la gioia contro le nostre tristezze, contro le insidie di un pessimismo che dilaga sempre di più nella nostra società; contro ogni forma di volontà autodistruttiva dell’uomo; contro il declino della nostra società in favore della barbarie che uccide innocenti.
        Dio è nato per “parlarci” di amore, di giustizia, di pace, di solidarietà. Egli si è reso visibile perché fossimo sicuri di questo suo indefettibile amore. Il significato del Natale è che il Signore della vita si è inserito nella nostra vita per restaurare ciò che avevamo perduto. Dio, dunque, cammina con noi, si è compromesso con noi, in modo che nessuna cosa della nostra vita lo potrà più allontanare da noi.
A questo Dio, che è venuto a cercarci, bisogna andare incontro anche con le nostre aspirazioni, con le nostre numerose frustrazioni, con la confessione umile delle nostre incapacità a risolvere i problemi nostri e degli altri. Andiamo incontro a Cristo con la convinzione che Egli solo è la parola definitiva, la parola che ci dona speranza e libertà.
Ormai, col Natale, in ogni volto di uomo brilla la luce del Verbo incarnato; ogni uomo è divenuto “carne” di Dio. Cristo, però, ci interpella e ci chiede se lo riconosciamo nei fratelli poveri, nelle loro sofferenze, nelle loro grida di aiuto, ma ci interpella anche nelle molteplici situazioni della nostra vita spesso segnata da sofferenze, dolori e solitudine.
Al Signore, che ci interpella e ci chiama a seguirlo sulla strada dell’amore e della libertà, cosa rispondiamo in questo Natale? “Signore credo che tu mi ami; che ami il mondo dove vivono tanti fratelli e sorelle che hanno fame, sete, che sono nudi di dignità. Signore, io voglio seguirti; voglio essere tuo! Io non ho altro Maestro e Signore che Te. Tu sei, anche per me, colui che è stato atteso, si è fatto uomo ed è morto per me. Tu sei l’Unico: non ce ne sono altri”.
Chiediamo a Maria Vergine, che ha adorato il suo Figlio appena nato, di insegnarci a seguirlo con l’entusiasmo dei discepoli; pronti a manifestarlo e annunziarlo a tutti.
Auguri, Santo Natale
Dio vi benedica e
‘A Maronna V’accumpagna”