Nasce la “nuova Europa” mentre l’Italia è in affanno

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in foto Ursula von der Leyen

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 10 settembre all’interno della rubrica Spigolature

Confermato il vertice con le elezioni del giugno scorso (Roberta Metsola alla Presidenza del Parlamento e Ursula von der Leyen della Commissione), comincia a delinearsi la nuova strada che i 27 Stati saranno chiamati a percorrere. Punto di partenza il Rapporto di 400 pagine e 170 proposte che Mario Draghi (premier italiano dal febbraio 2021 all’ottobre 2022) era stato incaricato di redigere. Un lavoro di prospettiva, articolato e complesso, che non sottovaluta alcuno degli aspetti che caratterizzeranno il nuovo corso con investimenti annui di 800 miliardi. In gioco la competitività di tutti i Paesi membri chiamati ad esercitare dialettica e confronti, ma senza rivendicazioni esasperate, o inquinate, da un coriaceo sovranismo nazionalista. La competizione è un valore e uno strumento da salvaguardare con ogni mezzo, ma sempre attenti a che non si trasformi nella premessa di un malaugurato naufragio collettivo.

UN PUNTO ALL’ATTIVO PER GIORGIA. Nel nuovo assetto di vertice che si va delineando, la nostra premier può vantare la presenza di Raffaele Fitto,55 anni, nella qualità di commissario e auspicabilmente in posizione di vicepresidente esecutivo (pieno consenso dei Popolari europei espresso dal presidente Manfred Weber). Per i problemi “di peso” riguardanti coesione, Pnrr e economia, sembra che sia disponibile senza se e senza ma, un portafoglio di 700 miliardi. Sulla figura di Fitto (ancora in carica a Palazzo Chigi dall’ottobre 2022 come ministro degli Affari europei, Politiche di coesione e delega particolare per il Sud), valutazioni positive (e con grandi aspettative) da quasi tutte le forze politiche italiane e delle regioni meridionali.

SPINE NEL FIANCO DI GIORGIA. Le più profonde e lancinanti sono, in questi giorni, quelle che attengono alla Legge finanziaria e al Bilancio generale dello Stato. Incoraggiante potrebbe essere il dato del Fisco (nei primi sette mesi del 2024 un extra-gettito di 19,2 miliardi), se non fosse per la voce raggelante del Tesoro (per la nuova finanziaria non sono previste risorse in più). Severo il richiamo del Presidente Mattarella: l’Italia è un Paese onorabile, ma la riduzione del debito pubblico, o sovrano, è un impegno ormai ineludibile. L’accumulo è arrivato a tre mila miliardi a partire dal 1992.Causa principale gli interessi più alti di quelli pagati insieme da Francia e Germania. Per una significativa riduzione, bisognerebbe scontare 12 miliardi l’anno per i prossimi sette esercizi. ”Serve più Europa per le riforme necessarie” è la voce del Quirinale. Intanto occorre austerità, mentre la premier, consapevole dei limiti imposti dalla situazione reale, cerca di non disattendere le aspettative di industrie, famiglie, stato sociale e lavoro per i giovani specie nelle regioni meridionali.

LA “LADY POMPEI” E IL MINISTRO. Sulla loro storia, scabrosa e inquietante, il sipario non è ancora calato. La premier l’ha sùbito classificata una questione privata “senza risvolti politici”. Assicuratasi che “non erano stati commessi illeciti”, ha prima respinto le dimissioni di Gennaro Sangiuliano (forse in prudente attesa di sviluppi che peraltro non sono mancati con impressionante immediatezza), poi le ha accettate (o le ha imposte, data la rapidità con cui Alessandro Giuli era già pronto a guidare il Ministero della Cultura?). Ferma e netta la meloniana convinzione che “il Governo non soffrirà” del chiacchiericcio riportato dalle cronache e che “proseguirà fino a fine mandato”. Arrivato a cinque anni, sarà il sesto Governo più longevo dall’avvento della Repubblica. La vicenda avrà comunque una coda lunga nelle sedi giudiziarie (Procura generale di Roma, Corte dei Conti, Tribunale dei Ministri) per la quantità di accuse, denunce per estorsione, ricatti reciproci, documenti e fascicoli che si sono accumulati. A conti (fin qui) fatti, per Sangiuliano si è trattato di una congiura commista di odio politico-mediatico. Sua colpa? Quella di aver cominciato a “ribaltare l’egemonia di sinistra nel campo della cultura”. In sostanza “mi sono attirato addosso molte inimicizie”.

UNA DONNA NEI MEANDRI DEL POTERE. Maria Rosaria Boccia,41 anni, nasce nella “città degli scavi”, ai piedi del Vesuvio, in una famiglia di piccoli imprenditori. Lei stessa si specializza nel settore del wedding: feste ed eventi che richiedono “atmosfere particolari”. Titoli di studio più vantati che dimostrati. Finisce però con l’accreditarsi nel “mondo della moda e della medicina estetica”. Non manca di determinazione e accattivante presentabilità. Forte l’attrazione per le sedi in cui si gestisce il potere. Prova a inserirsi negli apparati di Annamaria Patriarca (Sindaco di Gragnano, consigliere regionale in Campania, eletta in Parlamento) e del ministro Francesco Lollobrigida. Ma sono strade da cui lei deve tornare indietro. Più agibile e di più “lungo respiro”, invece, l’approccio a Sangiuliano. Una relazione sentimentale da cui lei trae l’ambita e prestigiosa nomina a Consulente ministeriale per i “Grandi eventi”. Nomina però con rapido ripensamento ministeriale e annullamento di delibera. La rottura è clamorosa, di grande scalpore. Impressionante sapere che lei usava occhiali da sole che erano, di fatto, occhiali che registravano mediante una piccola telecamera incorporata. Con molta spregiudicatezza se ne serviva all’interno di Montecitorio (e anche nei momenti di maggiore intimità col ministro?). Nei filmati si vede questa singolare “donna accaparratrice” aggirarsi con tutta tranquillità per aule e stanze del Parlamento “come fosse casa sua”.

PER CHIUDERE. Gennaro Sangiuliano è stato ministro della Cultura dal 22 ottobre 2022 al 6 settembre 2024 (23 mesi). Primo napoletano dal 1920 da quando, per 13 mesi, quell’incarico nel romano Palazzo della Minerva fu svolto da Benedetto Croce.