Napoli, i tesori dell’antica Cina (per la prima volta in Europa) in mostra al Museo Archeoologico

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di Fiorella Franchini
Il sacro e l’esperienza trascendentale del mistero invadono la Sala della Meridiana del MANN. In un gioco di specchi e di rimandi, curato dagli architetti Gaetano Di Gesu e Susanna Ferrini di «n!studio Asia» con la consulenza museografica dell’architetto Gianni Bulian, si riflette una cultura antica e lontana. Per la prima volta in Europa, attraverso la mostra «Mortali Immortali, i tesori del Sichuan nell’antica Cina», giungono a noi le testimonianze della cultura Shu. Il regno era una forte teocrazia centralizzata che possedeva rotte commerciali per accedere al bronzo di Yin Xu ed all’avorio del Sud-est asiatico e un’incredibile capacità di lavorare il bronzo, ottenuta aggiungendo piombo alla normale combinazione di rame e latta per la creazione di una sostanza forte con cui generare oggetti grandi e pesanti. L’esposizione propone 136 oggetti scelti tra gli innumerevoli reperti ritrovati il secolo scorso, e non ancora completamente decifrati, nella fertile pianura del Sichuan. Grandi statue e vasi di bronzo, elementi decorativi in oro, oggetti in giada, maschere, statuette in terracotta e delicati recipienti di lacca appartenuti a un popolo misterioso vissuto 4000 anni fa. I tesori, appartenenti all’età del bronzo fino al II sec. d.C., contemporanei al periodo dell’Impero Han e all’Impero Romano, testimoniano una grande cultura dell’antica Cina. L’uomo, fin dallo sbocciare della sua umanità, è sensibile al sacro e possiede una dimensione spirituale ma dentro la spiritualità Shu c’è una profonda fioritura d’umano. Le grandi maschere e le teste in bronzo, alcune laminate d’oro, con occhi a mandorla e pupille sporgenti e grandi orecchie, altre con strisce di vernice che, secondo gli archeologi erano montate su supporti di legno o totem, e forse vestite, probabilmente, impersonavano un parente morto nelle cerimonie. Una, in particolare, con gli occhi protuberanti rappresenterebbe Cangon, il primo imperatore del regno Shu, divenuto divinità ancestrale. Tante le incisioni raffiguranti animali mitici come draghi e poi pesci, tigri, serpenti, uccelli che dovevano avere una connessione con gli antenati e un forte potere di protezione e augurio. Un rapporto profondo con la divinità e un grande legame con la natura e con il sole come dimostrano “la ruota solare”, i cerchi, anelito verso la luce e la vita oltre la morte. Particolarmente affascinante “l’albero del denaro”, alto 396 centimetri, con uccelli, fiori, ornamenti e monete che alcuni hanno identificato con l’albero fusang della mitologia cinese, oggetto funerario ma anche simbolo di comunicazione con gli dei e con il cielo. Sebbene ogni civiltà abbia il suo concetto di sacro, la bellezza di questi reperti avvicina i visitatori a una condizione spirituale e morale universale, atavica, suggerendo un contatto con potenze che l’uomo avverte superiori e appartenenti a una dimensione divina. L’esposizione sovrappone le linee del tempo e la Campania Felix con le sue città sepolte si avvicina idealmente alla piana dell’abbondanza del Sichuan e alla sua civiltà disseppellita, gli stallieri di bronzo al cavallo di Ercolano, i Guardiani di pietra alla statua di Apollo. Una grande occasione culturale per Napoli e per la Campania. Dopo gli accordi di studio e collaborazione avviati dal MANN in Cina, con una mostra su Pompei che sta registrando un successo fenomenale, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei ha siglato a Chengdu un accordo con l’Amministrazione dei Beni Culturali del Sichuan di promozione del patrimonio, scambi culturali e cooperazione per lo sviluppo della rete museale, scambio di esperti e ricerche per applicare metodologie innovative e sperimentali. Accanto al percorso espositivo sull’antico Sichuan che sarà visitabile fino all’11 marzo 2019, sono previsti un focus su “Le figure dei sogni. Marionette, burattini, ombre nel teatro cinese”, a cura dell’Istituto Confucio di Napoli e in collaborazione con l’Associazione ‘Respiriamo Arte’ una doppia esposizione, presso il MANN e la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo – Complesso Museale dell’Arte della Seta con opere e preziosi tessuti. Nel 2019, in collaborazione con la Fondazione Morra, il MANN ospiterà, dal 22 febbraio al 31 giugno 2019, Cai Guo-Qiang, Leone d’oro alla Biennale di Venezia, e la mostra fotografica “Bianco e nero…semplicemente sguardi da Oriente a Occidente”. Il sacro si trasforma in bellezza e in questo mondo dissacrato e spesso mediocre, può ancora creare dentro ognuno di noi uno spazio vitale di assolta straordinarietà.