Napoli Teatro Festival, Rigillo legge Spagnuolo: c’è voglia di poesia

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NAPOLI TEATRO FESTIVAL

Mariano Rigillo legge Antonio Spagnuolo

C’è voglia di poesia

di Fiorella Franchini

Grande partecipazione al primo incontro della rassegna “Io e tu”, dieci appuntamenti dedicati alla parola poetica. La rassegna, curata da Silvio Parrella e inserita tra le manifestazioni del Napoli Teatro Festival, avrà come scenografia le splendide atmosfere di Villa Pignatelli. “ L’io che scava in se stesso, come volesse arrivare al centro della terra. Il tu che si cerca, sporgendosi verso l’altro” ed è uno scambio circolare di voci e suggestioni tra autori, lettori e pubblico. Nel primo incontro Mariano Rigillo legge Antonio Spagnuolo, poesie inedite tratte dal “Canzoniere dell’assenza”. L’autore, che ha pubblicato numerosi volumi, molti dei quali premiati, ed è inserito in diverse antologie, riprende il tema delle raccolte più recenti, quello della scomparsa della sua amatissima moglie e del rapporto mai interrotto con lei. La letteratura è ricca di “canzonieri di morte”, pensiamo a Birthday Letters di Ted Hughes, Tema dell’addio di Milo De Angelis, Elegies di Douglas Dunn, gli Xenia che Montale dedicò alla moglie scomparsa Drusilla Tanzi. Lo spazio testuale assume la doppia veste di appagamento sostitutivo del desiderio e di riparazione, luogo di elaborazione del lutto, e spazio mentale della ricollocazione dell’oggetto amato e perduto.

…L’orizzonte incide la tua assenza,

che aleggia timorosa indecisa

nell’eterna vendetta dell’infinito…

L’io del poeta affonda nel dolore della perdita, il tu si rivolge a Elena, non soltanto evocata ma presente con molti elementi fisici, l’amarezza dei silenzi, la dolcezza di un erotismo dolcemente sottinteso. Lo spazio narrativo articola la storia della persona amata in una continua tensione tra passato e presente, tra memoria privata e tracce oggettive, necessaria alla ricerca del senso e dell’accettazione. La parola si fa realtà, la realtà si fa parola, versi raffinati, cesellati come materia preziosa, che rendono tangibili emozioni e momenti, ricreano un mondo interiore e lo cristallizzano in ars poetica.

…Hai negli occhi il fulmine d’autunno,

impertinente e violento , quasi un gioco

che risplende innocente fra le ciglia

e ricama motivi dell’inganno…

Ora i ricordi sono scottanti, e l’angoscia si corrode nell’impossibilità di un ritorno” confessa Antonio Spagnuolo. Nessuna nostalgia ma un’immensa attesa d’amore in cui lo stile tiene sotto controllo l’ansia e il dolore evocando eros e pathos in un susseguirsi d’immagini, oggetti, simboli, sentimenti.   “Da notare – ha sottolineato Raffaello Piazza – che Spagnuolo, pur soffermandosi sempre sullo stesso argomento, realizza un repertorio di variazioni che sembra inesauribile”. L’interpretazione fascinosa di Mariano Rigillo si traduce in musicalità pura e passione erotica, e pare una lenta discesa di Orfeo verso l’Ade alla ricerca di Euridice. I versi ammansiscono sofferenze e inquietudini e l’ombra di lei appare nella mente degli spettatori, creando un’atmosfera di “atemporale magia” in cui è soave naufragare.

Il reading si è concluso con un omaggio a due voci a Luigi Compagnone, un ricordo dello scrittore partenopeo, dei tempi della Napoli poetica tra gli anni Sessanta e Ottanta e la lettura di una decina di poesie tratte dal volume “La giovinezza reale e l’irreale maturità” del 1981, una raccolta largamente autobiografica incentrata sul rapporto dell’autore con la città, il suo amore, il suo odio per una bellezza sfiorita e oltraggiata.

La parola poetica satura l’aria profumata del parco e una vertigine lambisce chi ascolta, attento a non perdere uno sguardo, una carezza che sfiori il cuore e la mente.  C’è tanta voglia di poesia.