Napoli, il presidente della Corte d’Appello e il Procuratore: Camorra, la situazione resta grave

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in foto Luigi Riello, procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli

Resta “grave” la situazione con riguardo alla criminalità organizzata a Napoli e provincia “nonostante la rilevante riduzione degli omicidi di camorra”. Lo ha spiegato il presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi, nel corso di un incontro con la stampa in vista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà sabato mattina al Maschio Angioino. La criminalità organizzata, ha spiegato De Carolis citando la Questura di Napoli, “ha assunto in città e provincia negli ultimi tempi delle caratteristiche di maggiore fluidità, con sodalizi criminali composti anche da elementi molto giovani che mutano assetto, consistenza e obiettivi nel volgere di pochi mesi e si scontrano tra loro con metodi violenti e colpi di “stese” per il controllo delle piazze di spaccio e talvolta anche per contendersi minime estensioni di territorio, senza la capacità di misurare il rapporto tra benefici e costi delle proprie azioni criminali, come dimostrano anche i preoccupanti episodi verificatisi di recente di esplosioni di ordigni nel centro storico di Napoli e soprattutto di Afragola, che hanno creato un notevole allarme sociale”.
“Non siamo presi da pessimismo cosmico perché i dati sono effettivamente confortanti, prendiamo però atto di una mutazione genetica profonda della camorra”, aggiunge il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, facendo un bilancio dell’attività nel 2018 in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Riello ha evidenziato la “commistione sempre più forte ma sotterranea tra la criminalità organizzata e persone insospettabili: notabili, politici, imprenditori, liberi professionisti. Questi sono i fili non visibili nelle statistiche che noi dobbiamo recidere. Sono stati recisi parecchi fili, perche le indagini della Dda di Napoli hanno ottenuto risultati importanti, ma c’è una volontà e vocazione imprenditrice della camorra che trasforma la violenza in forza economica”. Secondo Riello “il messaggio da lanciare è che fare affari con la camorra non conviene: porta in galera o sul lastrico. Il messaggio deve essere chiaro, i fili vanno decisamente recisi”.