Addio a Guglielmo Longobardo, protagonista dell’arte a Napoli. Per anni ha insegnato all’Accademia

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in foto Guglielmo Longobardo (ph Fabio Donato)

L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte, in Italia e all’estero, avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Ilaria Sabatino

Il mondo dell’arte oggi dà l’addio a un altro protagonista dell’arte napoletana, l’artista Guglielmo Longobardo, ex docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli portavoce della pittura degli anni sessanta/settanta, di un periodo di cambiamenti che coinvolse in prima persona non solo l’arte ma il mondo intero. Un decennio di libertà, di trasgressione, di lotte politiche, ma anche di grande creatività in tutti i campi e l’artista Longobardo seppe cogliere tutto questo e riportarlo sulle sue tele, in modo diretto e provocatorio. Un’arte, anche, accurata, profonda, colta, sensibile e individuale: un modo di dipingere diretto e incondizionato, usando delle tonalità equilibrate, trasmetteva una sorta di “armonia visiva”. Avendo studiato ed insegnato in Accademia, negli anni in cui essa veniva vista come la fucina di talenti essendo gli studenti a contatto con grandi maestri. Egli pensava, da professore, ad un Accademia, con due indirizzi, uno più tradizionale che dava più spazio alle tecniche, al fare, al prodotto, al manufatto e un’altro, invece, più sperimentale, più colto da un punto di vista del bagaglio culturale necessario agli studenti, agli operatori artistici. Era contrario a trasformare l’Accademia in Università, riteneva che bisognava mantenere l’Accademia in questo ambito, un po’ anomalo, un po’ particolare, nel quale spazio, nel quale luogo, praticamente dovevano esserci ragazzi, studenti motivati. Questo era l’uomo/l’artista Longobardo e negli ultimi anni, in particolare nel periodo della pandemia, lui mi raccontò nella nostra intervista che stava continuando a lavorare, per lui non era cambiato nulla, ma il suo pensiero fu rivolto ai giovani, perché il momento che stavamo attraversando era molto difficile e complesso.