Napoli nel degrado, chi ci rappresenta faccia qualcosa

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In foto Riccardo Vizzino

Di Riccardo Vizzino

Il diritto alla salute, quale bene assolutamente primario tra tutti i diritti fondamentali, è sicuramente il primo ad aver ricevuto un sistema compiuto ed organizzato di attuazione nel più ampio circuito sociale dei servizi alla persona ed alla comunità.
Tuttavia, quella che sembra essere la regola, rappresenta un’eccezione per la città di Napoli.
Il problema, noto ai più, che affligge principalmente molti quartieri partenopei, anche residenziali, è quello dei rifiuti.
La città offre sempre più frequentemente scenari di degrado e squallore, ai cittadini ma soprattutto ai turisti di quella che (ancora per quanto??) resta la meta preferita per le vacanze di italiani e stranieri.
Molte strade sono ricettacolo di sporcizia, mobili dismessi, che restringono carreggiate e rendono anche poco visibile la segnaletica stradale, cattivi odori e presenza di topi; lì, proprio di fronte alle case, alle scuole, ai luoghi di lavoro dei cittadini, agli esercizi commerciali.
Lerciume ed incuria interessano anche il centro storico, i luoghi di aggregazione di giovani e studenti, quali le famose Piazza San Domenico Maggiore, Piazza del Gesù, piazza Monteoliveto, e molti quartieri residenziali: nella stessa via Manzoni si sono registrate immagini di un marciapiede praticamente cosparso di rifiuti e sterpaglie, cumuli di carta straccia e sacchetti aperti.
Oggi, fortunatamente, l’ordinamento prevede strumenti adeguati a contrastare simili situazioni: alla tutela generale e meramente ripristinatoria delle ordinanze sindacali ex art.54 tuel, si affianca la tutela specifica e sanzionatoria di cui all’art 192 cod. ambiente. Peraltro, come chiarito da una recente sentenza del tar Napoli (n.603/2016), le ordinanze extra ordinem, con cui il sindaco ordina al proprietario dell’area invasa dai rifiuti la rimozione a tutela della salute pubblica, possono essere emanate a prescindere dalla verifica delle responsabilità di ciascuno.
L’auspicio è che tali interventi contro una condizione di vero e proprio degrado urbano trovino concreta e rapida attuazione, perchè la nostra città merita di essere ammirata in tutta la sua originaria bellezza e, di più, noi cittadini tutti abbiamo il diritto di godere di un ambiente salubre. Con priorità assoluta rispetto a qualsiasi altra situazione emergenziale o presunta tale.
Non va, del pari, trascurata l’esigenza di restituire ai cittadini il diritto alla pubblica sicurezza. Valore, pure questo, costituzionalmente tutelato e pur tuttavia sovente violato.
Spesso atti di microcriminalità vengono consumati lungo corso Garibaldi e corso Novara, allestiti a “salotti di venditori ambulanti”; senza contare, poi, l’importante presenza di mercatini improvvisati dai Rom in Piazza Garibaldi.
Tutto ciò, oltre a rappresentare uno scenario indecoroso per chi si aggira per la propria città, costituisce soprattutto una fonte di disagio per quanti imboccano tali vie col timore di rimanere vittima di furti o rapine. E con l’imbarazzo di incrociare esponenti delle forze dell’ordine come fossero ignari passanti, mentre tutto continua a svolgersi intorno come fosse nel pieno rispetto della legalità.
Eppure, anche in questo caso, l’ordinamento prevede un’adeguata tutela, sia amministrativa che penale, contro i venditori senza licenza o i venditori di merce contraffatta ( il riferimento è all’ art.28 commi 2 e 4 in relazione all’art. 29 comma 1 del D.L. 114/1998 per la vendita senza licenza, alla Legge n. 633 del 1941 sul diritto d’autore, all’art. 648 c.p. sulla ricettazione e all’art. 26 comma 7bis Dlg 286/1998 e successive modifiche, in tema migranti in regola col permesso di soggiorno e non).
Così come non mancano strumenti, sempre a tutela della pubblica sicurezza e del pubblico decoro, contro coloro abituati a “sostare” per la pubblica via perchè privi di fissa dimora. Vero è che è in Italia non è previsto il reato di vagabondaggio; tuttavia, i sindaci di molte città italiane, caratterizzate da situazioni emergenziali, hanno introdotto regolamenti e ordinanze che prevedono non sanzioni penali ma multe. E resta ferma, in ogni caso, la possibilità di adottare misure di sicurezza contro soggetti ritenuti socialmente pericolosi in base a concreti elementi di fatto che, pur sotto gli occhi di tutti, non vengono accertati da chi di competenza.
E’ ciò che spesso si verifica (lungi l’idea di generalizzare), con riguardo alla popolazione Rom. Tralasciando in questa sede le anomalie di una legge che tutela, a certe condizioni, l’occupazione abusiva di immobili se dettata dallo “stato di necessità”, non può però sottacersi la circostanza che tali soggetti si rendono frequentemente autori di crimini contro i cittadini.
In molti paesi dell’interland napoletano esistono campi rom, legali e non, di vastissime dimensioni, ospitanti centinaia di abitanti che, durante il giorno così come durante la notte, si aggirano per la città costringendoci a scenari indecorosi, come il rovistare nei cassonetti della spazzatura.
Ma per la città di Napoli tutta, quando giungerà la tanto agognata “tranquillità”?
Noi cittadini siamo stanchi di essere assediati dai rifiuti, dalle vetuste problematiche e, prima ancora, dai media, che troppo spesso portano la città alla ribalta della cronaca per le sue “peculiarità” negative, piuttosto che per le enormi potenzialità non valorizzate.
L’augurio è che, chi ci rappresenta, sappia renderci fieri delle nostre origini, compulsando l’esercizio dei poteri di vigilanza, di controllo e sanzionatori a tutela dei diritti della collettività e dei singoli. Incluso quello alla propria dignità.