Napoli, crollo del 14% dopo la fuga degli armatori

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Il responso dei numeri è impietoso per il porto di Napoli e per tutta la classe politico istituzionale del territorio che non riesce, da più di un anno, a trovare un Il responso dei numeri è impietoso per il porto di Napoli e per tutta la classe politico istituzionale del territorio che non riesce, da più di un anno, a trovare un accordo sul nome del nuovo presidente dell’Authorithy. I dati relativi ai primi sei mesi dell’anno evidenziano un decremento del 14,2 per cento del traffico container all’interno del principale scalo della Campania. Mancano all’appello più di 30 mila container visto che ne sono stati movimentati 209.390 contro i 244.043 del primo semestre 2013. Le cause? Quella principale è individuabile nella fuga di armatori dal porto di Napoli. Prima il ridimensionamento del consorzio internazionale che comprende le compagnie Cosco, Hanjin, Kline, Yang e Ming a causa del mancato adeguamento dei fondali alle dimensioni delle nuove super navi poi la decisione, assunta dall’imprenditore genovese Ignazio Messina, di dirottare la propria flotta su Salerno, che così guadagna 150 approdi l’anno e infatti nella semestrale incrementa del 20 per cento il traffico container. Ecco, comunque, i dati di Napoli nei primi sei mesi del 2014, tutti col segno meno: 8 per cento a gennaio, 15,3 per cento a febbraio, 7,2 per cento a marzo, 15,3 per cento ad aprile, 22 per cento a maggio e 16,3 per cento a giugno.