Napoli, al Teatro Mediterraneo una due giorni di danza a tutto tondo con Elena D’Aguanno

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Teatro Mediterraneo di Napoli contenitore ideale di immagini, suoni e colori i prossimi 5 e 6 giugno con l’ensemble “Akerusia Danza” in scena in una due-giorni di danza a tutto tondo. Come la coreografa e direttrice artistica Elena D’Aguanno ha voluto imprimere nel corpo del suo spettacolo, “la danza può decodificare e descrivere immagini, suoni e colori, sperimentare tecniche espressive per rappresentare stati emotivi esprimersi attraverso il movimento e la drammatizzazione, interpretare ruoli e personaggi diversi. Comunicare attraverso il corpo e il suo codice non verbale. Inventare e raccontare storie attraverso immagini, suoni e colori”. Ed è così che diventa più semplice in scena ed in platea immaginare, ascoltare ed osservare, esattamente quello che le coreografie di Elena D’Aguanno hanno condotto artisti e pubblico a vivere ogni volta. “E dunque ecco le immagini e le forme da un lato – ci spiega proprio la direttrice artistica di “Akerusia Danza” – ma anche l’infinito arcobaleno dei colori che ci circondano come il suono e le sensazioni che solo la musica sa suscitare. Queste serate a tema prevedono dunque ” Arlecchinata”, una storia attraverso la gestualità e le immagini. Seguita da “Futur’è”, tratta dal repertorio 2009 della nostra compagnia, capace di immergerci in un fantastico caleidoscopio di colori. Infine il Concerto in cui sarà la musica l’elemento che ci avvolgerà con energia e leggerezza”. Cominciando con “Arlecchinata”, un adattamento coreografico di Elena D’Aguanno dalla coreografia originale di Marius Petipa del 1900 “Les Millions d’Arlequin”, poi ripreso da George Balanchine nel 1965 per il New York City Ballet con il nome ancora oggi in uso “Harlequinade”. Due nomi dunque, Marius Petipa e George Balanchine, che raccontano l’eccellenza coreografica rispettivamente dell’Ottocento e del Novecento che “Akerusia Danza” vuole riprodurre in scena al Teatro Mediterraneo nell’ambito della stagione progettuale “OperAperta”.

In foto Elena D’Aguanno

Ispirato allo stile della commedia dell’arte, “Harlequinade” è una miscellanea di personaggi colorati dai costumi vivaci che con umorismo raccontano storie attraverso il gesto, la mimica e naturalmente la danza. I protagonisti e le maschere tipiche (pierrot, arlecchini, colombine) danzano in un’ambientazione tipicamente veneziana che riporta al teatro comico settecentesco di Carlo Goldoni e alle maschere tradizionali che rievocano i giochi, i frizzi, i lazzi e i sollazzi dell’atmosfera carnevalesca dove tutto è possibile. Il passo tra il Settecento goldoniano ed il Futurismo novecentesco diventa assi breve se ci si affida all’estro delle coreografie, soprattutto quando a maneggiarle ci sono le quattro mani esperte delle sorelle Elena e Sabrina D’Aguanno impegnate nella regia e coordinamento artistico di “Futur’è”, secondo titolo della serata. Qui è il dinamismo, con anche l’astrazione estrema dei dipinti futuristi, ad essere rappresentato da Elena D’Aguanno che così sintetizza il lavoro a più mani: “Nessuna emozione, nessuna interiorizzazione, nessuna storia ma, per contrasto, si cercherà di sperimentare la rappresentazione della razionalità, della forma fine a se stessa, del movimento puro volutamente senza significati altri e reconditi. Una sorta di omaggio a un movimento artistico, il futurismo, che ha anticipato tutta l’arte contemporanea e ha rappresentato una rivoluzione culturale che ha interessato l’intero spettro delle moderne forme espressive”. Cultura ed arte a go go, dunque, con uno spettacolo che si chiude con un omaggio ad un immenso coreografo e ad un altrettanto immaginifico spartito. Scriviamo di Paul Taylor e dei Concerti brandeburghesi di Johann Sebastian Bach, uniti in uno spettacolo nello spettacolo. In questo caso il Concerto è esso stesso un omaggio, con l’ideazione di Elena D’Aguanno e la rielaborazione coreografica dal repertorio contemporaneo a cura di Sabrina D’Aguanno che, in assoluta sintonia, riflettono su un omaggio all’universo purissimo e assolutamente armonioso della danza di Paul Taylor, uno dei più grandi coreografi contemporanei, scomparso di recente. L’esuberanza della danza si abbina all’energia dei vivaci concerti di Bach. Un flusso dinamico di movimenti così radioso e senza pause che consente alla coreografia di diventare un modo del tutto naturale di muoversi verso e dentro questa musica. Titoli e nomi in un’ideale matriosca artistica e culturale voluta da Elena D’Aguanno che, senza troppi giri di parole, rimanda alla letteratura di Umberto Eco per spiegarci la sua “OperAperta”, “opera aperta come proposta di un campo di possibilità interpretative, come configurazione di stimoli dotati di una sostanziale indeterminatezza, così che il fruitore sia indotto a una serie di letture sempre variabili; struttura, infine, come una costellazione di elementi che si prestano a diverse relazioni reciproche”.