Mutui, difficile ottenerne uno per redditi medi: serve uno stipendio di 2.300 euro

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(Imagoeconomica)

Il rialzo dei tassi di interesse messo in atto dalla Bce nel corso degli ultimi tempi ha determinato un aumento consistente dell’importo della rata versata ogni mese alla banca dal sottoscrittore di un finanziamento ipotecario per l’acquisto di una abitazione.

Secondo l’analisi di Telemutuo, ipotizzando un finanziamento da 150.000 euro e scadenza compresa tra i 25 e i 30 anni, il costo della rata ha segnato un incremento consistente nel corso degli ultimi 18 mesi.

A novembre 2021, infatti, per una durata di 25 anni il costo della rata si attestava a 572 euro (determinato da un tasso fisso dell’1,10%) che scendeva a 496 allungando la durata a 30 anni (e tasso all’1,20%).

A distanza di un anno e mezzo, le stesse due tipologie di finanziamento hanno registrato un aumento considerevole del valore della rata. Nel caso del mutuo a 25 anni il mutuatario deve infatti versare oggi 750 euro al mese alla banca per ripagare il finanziamento a causa dell’incremento del livello dei tassi di interesse al 3,5%. Questo vuol dire 178 euro in più al mese se confrontato con il valore di novembre 2021, pari a un incremento del 30%.

Allo stesso modo, lo stesso finanziamento con una durata di 30 anni presenta oggi una rata di 650 euro al mese (contro i 496 euro di 18 mesi fa) che vuol dire un aumento del 31%.

Novembre-2021

Mutuo €

Rata 25 anni tasso fisso 1,10%

Rata 30 anni tasso fisso 1,20%

150.000

572 €

496 €

 

Giugno – 2023

Mutuo €

Rata 25 anni tasso fisso 3,5%

Rata 30 anni tasso fisso 3,25%

150.000

750 €

650 €

“L’incremento del costo della rata del 30% circa registrato nell’ultimo anno e mezzo non presenta solo problemi di carattere economico per le finanze dei sottoscrittori di mutui ma costituisce un forte limite per chi deve ancora accendere un finanziamento ipotecario”, spiega Angelo Spiezia, Amministratore delegato di Telemutuo. “Per valutare la solvibilità di un potenziale soggetto da finanziare, infatti, le banche si basano su una regola non scritta che indica al 30% circa delle entrate nette mensili di un soggetto la soglia massima della rata per la concessione di un mutuo”.

Applicando questa regola al finanziamento medio di 150.000 euro in 25 anni si viene quindi a determinare uno stipendio minimo per la concessione del prestito di circa 2.300 euro al mese, ben lontano dall’emolumento medio presente oggi in Italia che si attesta, secondo l’ultimo rapporto Ocse, a circa 1.800 euro al mese.

Una condizione preoccupante che di per sé potrebbe determinare un rallentamento nella concessione di finanziamenti ipotecari da parte delle banche alle fasce medie di lavoratori con conseguenze molto serie sulla tenuta del sistema economico e sociale del Paese.

Per venire incontro a questa problematica, le commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, attraverso l’emendamento approvato alla legge di conversione del decreto 51/2023, ha esteso fino al 30 settembre 2023 la garanzia statale per i mutui sulla prima casa dei giovani under 36.

Istituito nel 2013 e gestito da Consap, il Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa fa da garante fino all’80% del valore dell’immobile di fronte alla banca che deve concedere il prestito, ottenendo così un mutuo al 100%. Una misura introdotta dalla legge di bilancio 2023, a cui possono accedere gli under 36 (ma anche i nuclei monogenitoriali con figli minori) che possiedono determinati requisiti, tra cui un indicatore ISEE non superiore a 40.000 euro annui. Per poter presentare la richiesta a Consap è però necessario avere già individuato l’immobile e avere in corso una trattativa di compravendita: ciò significa che bisogna avere già avanzato una proposta d’acquisto, che deve anche essere stata accettata dal venditore, oppure avere stipulato un contratto preliminare.

Per gli under 36 è comunque prevista per tutto il 2023 l’esenzione dalle imposte di registro, ipotecaria e catastale in sede di rogito, il riconoscimento di un credito d’imposta per chi compra da impresa soggetta a Iva e l’esenzione dall’imposta sostitutiva del mutuo.