Musica, Enzo Oliva: Porto a Napoli il mio “New Direction in Piano”

394

In occasione del prossimo concerto a Napoli per Pianocity che si terrà Domenica 7 Aprile alle ora 19 presso la Domus Ars di via S. Chiara 10 abbiamo intervistato per Il Denaro il pianista Enzo Oliva che ci parla della sua presenza in città con un nuovo progetto: New Direction in Piano, in collaborazione col compositore Max Fuschetto.

Enzo, fra qualche giorno sarai a Napoli per PianoCity e poi a Benevento al Museo del Sannio. Ci racconti un po’ quale progetto stai portando avanti in questo momento?
Il progetto relativo a questi due concerti nasce dalla collaborazione con il compositore campano Max Fuschetto, e ruota attorno alle sue musiche. Abbiamo pensato di chiamarlo “New Directions in Piano”, in quanto interazione di nuovi brani inediti con alcune composizioni tratte da “Mother Moonlight”, il suo ultimo lavoro discografico, di cui ho avuto il piacere di registrare la parte pianistica; il tutto accompagnato da brani di Ravel, Debussy, Ligeti, Bartok e The Beatles. La scelta non è casuale, in quanto questi autori rappresentano alcuni dei suoi modelli di riferimento, e in questo senso abbiamo immaginato un percorso ideale che potesse condurre gli ascoltatori all’interno delle opere di Max, passando attraverso quella stessa musica che ne ha costituito una sorta di punto di partenza.

Il tuo repertorio spazia dalla musica romantica al contemporaneo con incursioni anche in quella del settecento. Come tieni insieme universi stilistici così eterogenei?
A dire il vero, è una domanda a cui non saprei dare una risposta precisa. Credo sia avvenuto sempre in maniera abbastanza naturale, in quanto i capolavori della musica pianistica, e di tutta la musica classica, attraversano un arco temporale di più secoli. È un aspetto con il quale si convive da subito. Sin da piccolo, poi, ho amato spaziare, oltre che tra i diversi periodi storici, anche all’interno dei differenti generi musicali, sia in termini di ascolti, che in termini di esperienze esecutive.

Cosa ti spinge a cercare un particolare testo musicale? Cosa cerchi davvero in un brano e quale lavoro conduci sulla partitura?
I motivi per cui si decide di studiare una determinata opera possono essere molteplici. Ad esempio, il bisogno di attingere ad una composizione legata ad un tema specifico, oppure particolarmente adatta ad un tipo di contesto. Poi ci sono delle composizioni che si ha il desiderio di studiare indipendentemente da tutto, in modo, potremmo dire, “assoluto”, e quelle sono strettamente legate al mio essere, al mio intimo, e a quanto mi trovo a vivere in un determinato momento.

Nell’approccio ad un brano penso sia necessario arrivare il più possibile vicini all’idea originaria del compositore, ma la molteplicità di risultati a cui giungono, in merito alla stessa opera, musicisti differenti e, il più delle volte, anche lo stesso esecutore a distanza di anni, ci dimostra che questa operazione non è affatto scontata. Sono convinto che non esista una sola verità musicale e che, come spesso capita anche in altri ambiti artistici, i livelli di comprensione possano essere molteplici.

Anche lo studio non segue uno schema fisso: può capitare di essere chiamati all’ultimo momento, e di dover imparare un brano ed eseguirlo in pochi giorni, ma in generale mi piace non avere fretta, lasciandomi la possibilità di poter lavorare con calma, provando, riprovando, meditando e perfezionando, sempre nella consapevolezza che l’apprendimento di un brano, quello vero e più profondo, è un processo che dura tutta la vita e che ti accompagna giorno per giorno.

Si dice che le strade s’incontrino sempre. Tu hai importanti collaborazioni con musicisti provenienti da aree diverse del panorama musicale. Cosa rilasciano questi incontri nella tua esperienza di uomo e musicista?
Ogni incontro di vita è una ricchezza. In generale, avere la possibilità di poter collaborare con musicisti e persone di grande valore è un dono prezioso, di cui sono molto grato. Trovo che la musica, indipendentemente dai suoi aspetti più impalpabili, sia una materia pratica, un vero e proprio regolare e meticoloso “lavoro di bottega”, e non è difficile, quindi, immaginare quanto possa essere utile essere accanto ad artisti con maggiori e differenti esperienze, avendo la possibilità di osservarli sul campo e da vicino, toccando con mano il loro modo di operare e “rubando” i loro segreti.