Muore a 77 anni Vanni Nisticò. Fu capo ufficio stampa del Psi ai tempi di Craxi. Il padre fondò l’Ora

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in foto un congresso del Psi ai tempi di Craxi
E’ morto ieri all’età di 77 anni Vanni Nisticò. Aveva quasi settantasette anni. Ufficio stampa del Psi negli anni 80, è ricordato soprattutto per il suo coinvolgimento nell’affare P2. Nella sua casa si svolse un incontro segreto tra Craxi e Berlinguer cui parteciparono Gerardo Chiaromonte e Claudio Signorile (che lo rivelò in un’intervista anni dopo). A dare notizia della morte di Nistico, sulla sua pagina Facebook, è Duccio Trombadori che ne fa un toccante ritratto. (Oltre a essere critico d’arte e pittore, Duccio ha a lungo militato nel Pci di cui ha frequentato, fin da ragazzo, i piani alti, essendo il figlio di un dirigente, e intellettuale, di primo piano non solo nel partito come Antonello Trombadori).
“Siamo stati amici fin da ragazzi – scrive Trombadori -, quando lui militava nella gioventù socialista ed io nella FGCI di Occhetto e Petruccioli. Era molto legato ad Alberto Scandone, figura di spicco della sinistra universitaria italiana negli anni ’60, che fu tra i promotori di un allargamento delle alleanze al mondo politico cattolico democratico.
Vanni era arguto, intelligente, brilllante osservatore politico. Ci incontrammo di nuovo a metà anni ’70, da cronisti politici al Comune di Roma, io per l’Unità, lui per l’Avanti!, Peppino Sangiorgi per Il Popolo. Fui testimone al suo matrimonio con Anna La Gioia nel 1982, celebrato a Montecatini, in presenza di Emanuele Macaluso e Giacomo Mancini, che di Vanni furono sempre amici e tutori. Manciniano, Vanni lo fu sempre, almeno dopo che si fu incrinato il suo legame con il lombardiano Claudio Signorile. E quando Craxi divenne segretario del PSI, Vanni ne fu per alcuni anni il capo ufficio stampa.
Nei primi anni Ottanta, sull’ onda della vicenda Eni-Petromin, e dei contrasti interni alle correnti del PSI, emerse la sua appartenenza alla P2 di Licio Gelli, che lo mise in una cattiva luce offuscando la sua autentica personalità di democratico.
Restò isolato, chiuso in sé stesso, senza rinunciare mai all’intenzione che fin da ragazzo aveva alimentato la sua passione politica: realizzare uno “sblocco” del sistema con l’inserimento progressivo del mondo comunista italiano nell’area democratica occidentale, visione che fu di Aldo Moro, prima e dopo il suo atroce olocausto.
Nel 1991, dopo lo scioglimento del PCI, fu proprio Vanni Nisticò a mettermi in contatto con il neo segretario della CISL, Sergio D’Antoni, figlio legittimo della “primavera palermitana” (Orlando e Mattarella) che puntava ad un originale rilancio dell’ unità sindacale quale volano di una riforma bipolare del sistema politico.
Fu grazie a Vanni che entrai nel “mondo CISL” che è poi diventata in un certo senso la mia casa, una volta esaurita la esperienza del PCI, e dopo avere deciso una volta per tutte di non avere più tessere “di partito”, ma non di disertare le ragioni morali e sociali dei lavoratori e di chi le difende…
(…) Di lui, delle sue sofferenze umane, esistenziali, del difficile ma amoroso rapporto con suo padre Vittorio, il grande giornalista fondatore de “l’Ora” di Palermo, vorrei anche dire delle sue avventure e disavventure sentimentali, che hanno accompagnato la sua vita di cane sciolto, solitario e avventuroso.
Ma senza entrare nei dettagli, spero di averlo ricordato come merita, per il bene e l’affetto che gli portavo. Addio, caro Vanni”.