Sabato 11 novembre, alle ore 11.00, verrà inaugurata a Castel Sant’Elmo la mostra di Marianna Troise “Il Tempo che ritorna”. L’artista, danzatrice e performer, presenta un’installazione ambientale ideata e realizzata per quest’occasione in una delle sale del museo Novecento a Napoli, “Il Tempo che ritorna” si inserisce nella sua produzione, caratterizzata dall’uso simultaneo di più mezzi espressivi: fotografia, disegno, video, audio, scultura e performance in una opera di grande impatto emotivo che intende raccontare e indagare l’evoluzione più intima e intensa del tempo. Riprendendo la ricerca già intrapresa alla Certosa di Padula, per la manifestazione internazionale Le Opere e i giorni, e a Villa Rufolo a Ravello, l’artista descrive il suo lavoro per Castel Sant’Elmo: “si tratta di un’altra riflessione sul Tempo, secondo le mie modalità dell’essere e del sentire, declinando le zone oscure di me stessa, come le paure combattute con i riti della ripetizione, le ansie pacate e le mancanze colmate con i segni e i gesti del mio fare”. L’esposizione di Marianna Troise rappresenta l’opportunità per aprire il museo Novecento a Napoli a un nuovo tassello della storia recent, rafforzando il suo ruolo di testimone delle vicende artistiche in città. In questa occasione entra a far parte della sua collezione, la donazione dell’opera Pollock, presentata dall’artista per la prima volta nel 1983, nella coreografia Io non sono americana ed esposta nel 2003 a Castel Sant’Elmo in occasione della mostra I Labirinti dell’Immaginario. Nel catalogo, testi di Anna Imponente, direttore del Polo museale della Campania, Anna Maria Romano, direttore di Castel Sant’Elmo, Angela Tecce, Lorella Starita e Mario Franco.
Cenni biografici
Marianna Troise si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, città dove vive e lavora. Fin dagli esordi, segnati dall’esperienza con l’austriaca Greta Bittner, il suo lavoro di danzatrice e di coreografa è orientato a un continuo dialogo con le arti figurative, elaborando un pensiero e una pratica di lavoro che, alla finitezza dello spettacolo compiuto, privilegia l’aperto di un’opera che vive in continua, necessaria mutazione. Fondatrice negli anni ’80 di Caiv Danza e Compagnia Ottantasei, è protagonista di eventi-spettacoli, performances, rassegne, stages didattici e interventi interdisciplinari. Tra le prime performance, Stella rossa senza Rosso Museo del Sannio di Benevento,1980, Io non sono americana, dedicata al pittore Gianni Pisani, Soliloquio della sposa nera, premiato a Parigi nell’86, En forme de poire, produzione del Teatro Ponchielli di Cremona , Odiosamata D Biennale dei Giovani Creatori del Mediterraneo, Central Teju, Lisbona 1994. Invitata da Achille Bonito Oliva ha realizzato La danza in corpo per Viaggiatori senza bagaglio, Museo di Pietrarsa, 1999, Pollock-Samadhi, intervento-installazione nell’ambito de I Labirinti dell’immaginario a cura di Giuseppe Morra e Lorenzo Mango per gli Annali delle Arti, Le tessitrici del tempo in più per la II edizione de Le Opere e i giorni alla Certosa di Padula, 2003 e nel 2006 rappresenta l’Italia, per la creatività legata alla danza, nell’ambito di Italy made in Art Now, Shanghai, Museum of Contemporary Art. Dello stesso anno è Baci. Serie inutile infinita nella Cappella di Villa Rufolo a Ravello, a cura di Maria Giovanna Sessa e Stefania Zuliani. Partecipa alla mostra Shake up in Accademia. 1980-1990 e documentazione fotografica del suo lavoro è presenta anche in On stage. Scenografi e costumisti a Napoli 1980-1990, Accademia di Belle Arti di Napoli, 2015. Nel 2017 partecipa a Imago Mundi – Luciano Benetton Collection a cura di Chiara Pirozzi. Oltre che in Italia, il suo lavoro è stato proposto in Germania, Francia, Portogallo, Giappone, Cina.