Inaugurata al Museo Campano di Capua la mostra “La femminilità dipinta – grazia carnale ed estasi mistica” a cura di Vincenzo De Luca, quadri e sculture dalla collezione della Fondazione De Chiara De Maio. L’ampio progetto espositivo, realizzato con il contributo della Regione Campania, il sostegno della Provincia di Caserta e con il patrocinio della città di Capua, a cura di Vincenzo De Luca, raccoglie oltre trenta opere appartenenti alla collezione della Fondazione De Chiara De Maio.
Il progetto espositivo, partito a dicembre con una anteprima, rappresenta il frutto di un grande lavoro intrapreso dal Museo Campano nel volere affiancare alle già prestigiosissime collezioni in esso presenti, opere che nella loro specificità raccontino l’importanza del femminile nell’arte rappresentato attraverso diversi linguaggi artistici, ma che partano dall’intento di raccontare differenti sfaccettature del tema nell’ambito della storia dell’arte.
Nei prestigiosi spazi del Museo Campano saranno ospitati fino al 1 maggio 2022 circa 30 capolavori, relativi ad un arco temporale che spazia dell’antico al contemporaneo, con l’intento di narrare la centralità della figura femminile anche quando iconograficamente si presenta defilata all’interno dell’opera.
La scelta curatoriale, supportata dall’ampia collezione della Fondazione, e grazie all’unicità dello spazio museale, ha portato quindi alla realizzazione di un allestimento in cui si affiancano opere di Luca Giordano, Filippo Vitale ed artisti per lo più ascrivibili al Seicento con opere di Amedeo Modigliani, Mimmo Rotella, Fernando Botero, Andy Wharol, Pablo Picasso, un excursus tutto al femminile che nella trama di diverse tecniche guida il pubblico alla scoperta di una visione unica attraversando secoli di storia dell’arte.
“Sono veramente soddisfatta – afferma Rosalia Santoro, presidente del Museo Campano e vice presidente di Scabec – in 6 mesi non solo abbiamo trasformato il Museo Campano di Capua, ma abbiamo raggiunto un obiettivo storico, portare finalmente tra le preziose ed uniche collezioni di questo museo una mostra-evento di portata internazionale con opere di artisti mai visti in esposizione finora nelle sale del Museo Campano. Opere di Modigliani, Picasso, Botero, Rotella, Warhol, Luca Giordano, Schifano, opere della scuola Caravaggesca napoletana ed addirittura un pezzo di sarcofago egizio, che incarnano perfettamente tutto l’universo della femminilità in ogni senso e si sposano perfettamente con la collezione più probante del Museo Campano, le Matres Matutae. Con questa mostra-evento che resterà fino al 1 maggio posso dire di aver raggiunto il risultato che mi ero proposta fin dall’inizio del mio mandato: elevare il Museo Campano tra i grandi, come merita di essere, sebbene con risorse davvero limitatissime, solo 150 mila euro di contributo straordinario ricevuto dalla Regione Campania, con cui abbiamo realizzato tutti gli eventi finora prodotti da agosto 2021, con enorme successo e risposta di pubblico. Abbiamo ottimizzato al massimo e siamo riusciti! Ma sono ancora all’inizio, il lavoro da fare è ancora tanto e l’affetto che mi lega a questo Museo mi dà veramente una spinta forte a voler fare e dare sempre di più. Diventando Fondazione avremo modo di attingere a tanti contributi, finanziamenti e sponsorizzazioni e sono certa che questo Museo diventerà davvero un punto di riferimento turistico e culturale importante del nostro territorio”.
A corredo dei dipinti sono esposte alcune sculture lignee di Madonne svestite, databili ai primi decenni del Settecento, provenienti da botteghe prevalentemente di area napoletana e alcune dell’Italia centrale. Accompagnano la mostra due documentari, interpretati dagli attori Francesco Paolantoni e Gigi Savoia, e due sperimentazioni artistiche, una scultorea (copia tridimensionale del dipinto di Antiveduto) e l’altra sartoriale (vestizione in pelle di una Madonna svestita), in collaborazione con il Liceo Artistico Caravaggio di San Gennaro Vesuviano.
“In San Sebastiano e le pie donne di Luca Giordano – afferma il curatore Vincenzo De Luca – la figura di Irene, defilata rispetto al corpo del santo trafitto dalle frecce, viene ri-analizzata come se fosse la protagonista del dipinto; di conseguenza la comprensione dell’intera opera si arricchisce di altri spunti di riflessione. Allo stesso modo, per fare un altro esempio, nel Mosè salvato dalle acque di Antiveduto Gramatica si mescolano le condizioni di tre tipologie femminili diverse: la figlia del faraone, le sue serve, la sorella del bambino. Filippo Vitale nel Martirio di Sant’Orsola, oltre a relazionare carnefice e vittima non solo con l’altro ma con la propria coscienza, include possibili vicende del vissuto del pittore. Voluta è la scelta di inserire in mostra due dipinti di autori ignoti che raccontano lo stesso tema, la Deposizione dalla Croce, dove il simbolo della donna tocca vette inarrivabili in Maria che è donna-madre-trafitta dal dolore per la perdita del figlio, climax che Michelangelo oltre un secolo prima aveva isolato nelle sue Pietà. E poi, opere di Marco Pino da Siena, Polidoro da Lanciano, Pedro Nunez del Valle, Francesco Guarini, Francesco Solimena.”