Lo storico Palazzo delle Prigioni Nuove a San Marco, a Venezia, ospita la mostra “Maleficia”, visitabile fino al 20 aprile. Sede dell’esposizione è il luogo che dal 1600 fino al 1902 fu carcere, ma ai tempi della Serenissima anche sede di una delle più antiche magistrature “I Signori di Notte al Criminal”, con compiti di sorveglianza, polizia e di istruire i processi. Proprio qui dove si applicavano anche le torture, che il Circolo Artistico di Venezia in collaborazione con Esposizione Criminologica Nazionale, ha realizzato un’esposizione con reperti originali e fedeli riproduzioni di strumenti di tortura utilizzati tra il XV e il XVIII secolo.
Maleficia vuole essere un viaggio storico, in un luogo che sembra essersi fermato nel tempo, partendo dai processi della Santa Inquisizione, ai tormenti delle torture, alla pena capitale: i tribunali medievali punivano con atroci condanne eretici, streghe, colpevoli di blasfemia o malefici. Ma anche un percorso educativo, dove verranno svelati i falsi storici. Molti manufatti sono stati creati dopo il ‘700, epoca in cui, pare, sia nata la necessità di concepire fantasiosi e terribili sistemi per dare sofferenza che in passato non erano stati nemmeno immaginati e che poi, però, non furono utilizzati.
Tra i pezzi originali da segnare un palo della fustigazione del XVII secolo proveniente dalla piazza di una città piemontese, una garrota usata nel secolo scorso, libri del XVII-XVIII secolo in uso agli inquisitori, tra i quali una rara edizione in due volumi del “Malleus Maleficarum” del 1620, il celebre trattato sulla natura della stregoneria che forniva anche istruzioni pratiche sulla cattura, il processo, la detenzione e l’eliminazione delle streghe. In più un raro bicchiere “dell’ultimo sorso” riservato ai condannati a morte e una radice di mandragora. Alla pianta, realmente dotata di proprietà anestetiche, erano attribuiti poteri soprannaturali, e nel medioevo era usata per la preparazione di varie pozioni.