Moscato:”Tempo che fu di Scioscia”
Affreschi sulle Quattro Giornate

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Undici racconti, undici punti di vista sulle Quattro Giornate di Napoli attraverso una lingua arcaica e, al tempo stesso, modernissima con il plurilinguismo di Enzo Moscato. È “Tempo che fu di Undici racconti, undici punti di vista sulle Quattro Giornate di Napoli attraverso una lingua arcaica e, al tempo stesso, modernissima con il plurilinguismo di Enzo Moscato. È “Tempo che fu di Scioscia”, libro dell’artista edito da Liguori che sarà presentato venerdì 10 aprile 2015 al Marte (Mediateca Arte Eventi) di Cava de’ Tirreni. Ne discute con l’autore, Claudio Giunnelli. Letture di Cristina Donadio. “Un piccolo affresco – spiega Moscato – , senza la solita separazione dicotomica, in bianco e nero, delle cose e le persone, con i Napoletani, puri e buoni, da una parte, e i Tedeschi, bruti e bestie, da quell’altra. Con i martiri e gli eroi, da un canto, e i vigliacchi e gli assassini, simmetricamente opposti a quelli”. Il tutto nel Tempo che fu di Scioscia: “Proverbialmente riferito a una figura, un personaggio antico, di cui tutti sentono dire, sentono parlare, ma che nessuno ha mai conosciuto o visto, concretamente, nella vita. Le gesta di Scioscia sono, di fatto, temporalmente come relegate dentro una distanza siderale. Come ammantate di un fiabesco, leggendario alone. Ma sono anche – e sempre di più, al giorno d’oggi – come circonfuse dalla malinconia di un progressivo, inarrestabile cader nell’oblio”. Undici piccoli gioielli, che vanno ad arricchire il percorso artistico di una tra le voci più originali del panorama teatrale italiano. Enzo Moscato, attore, autore e regista, è tra i capofila della nuova drammaturgia napoletana, con un teatro scritto e interpretato in forme coraggiosamente inconsuete. È considerato l’interprete di un nuovo teatro di poesia, che riconosce i suoi ascendenti non solo nei grandi autori e compositori napoletani, ma anche in Antonin Artaud, in Jean Genet, nei poeti maledetti di fine secolo, in Pier Paolo Pasolini. Tra i suoi lavori, Pièce Noire (1985, Premio Riccione per il Teatro), Rasoi (1991, Premio della Critica Italiana, Biglietto d’Oro Agis), Embargos (1994, Premio Ubu). Ha al suo attivo anche quattro album, come chansonnier/rivisitatore dell’universo canoro partenopeo e non solo: Embargos (1994), Cantà (2001), Hotel de l’univers (2005) e Toledo Suite (2012). Rilevanti anche le sue prove nel cinema, tra cui Morte di un matematico napoletano di Mario Martone (1992), Libera di Pappi Corsicato (1993), Il viaggio clandestino. Vite di santi e di peccatori di Raúl Ruiz (1994), I Vesuviani, nell’episodio di Antonietta De Lillo (1997), Mater Natura di Massimo Andrei (2005). Le sue opere – L’Angelico bestiario (1991), Quadrilogia di Santarcangelo (1999), Orfani veleni (2007), Sull’ordine e il disordine dell’ex macello pubblico (2001) – sono pubblicate da Ubulibri. Con la Tullio Pironti Editore ha già pubblicato la raccolta di racconti Occhi gettati (1989).