Monito del Papa: Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria

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“Per vivere davvero non si può restare seduti: vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia della messa nella Basilica Vaticana a chiusura del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, commentando l’episodio evangelico del cieco Bartimeo, che “rappresenta anche quella cecità interiore che ci blocca, ci fa restare seduti, ci rende immobili ai bordi della vita, senza più speranza”. Secondo il Pontefice, “questo può farci pensare, oltre che alla nostra vita personale, anche al nostro essere Chiesa del Signore”. “Tante cose, lungo il cammino, possono renderci ciechi, incapaci di riconoscere la presenza del Signore, impreparati ad affrontare le sfide della realtà, a volte inadeguati nel saper rispondere alle tante questioni che gridano verso di noi”, ha spiegato. Tuttavia, “dinanzi alle domande delle donne e degli uomini di oggi, alle sfide del nostro tempo, alle urgenze dell’evangelizzazione e alle tante ferite che affliggono l’umanità, non possiamo restare seduti”. Per il Papa, “una Chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritira dalla vita e confina se stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di restare nella cecità e di accomodarsi nel proprio malessere”. “E se restiamo seduti nella nostra cecità – ha avvertito -, continueremo a non vedere le nostre urgenze pastorali e i tanti problemi del mondo in cui viviamo. Per favore, chiediamo al Signore di non restare seduti nella nostra cecità, che si può chiamare mondanità, che si può chiamare cuore chiuso”. Francesco ha invitato quindi a raccogliere “il grido di tutte le donne e gli uomini della terra: il grido di coloro che desiderano scoprire la gioia del Vangelo e di quelli che invece si sono allontanati; il grido silenzioso di chi è indifferente; il grido di chi soffre, dei poveri e degli emarginati, dei bambini schiavi del lavoro, schiavizzati in tante parti del mondo per un lavoro; la voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio, perché non ha voce o perché si è rassegnato”. “Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria – ha aggiunto -, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e, voglio dirlo, forse qualcuno può scandalizzarsi, una Chiesa che si sporca le mani per servirlo”. Secondo il Pontefice, “quando siamo seduti e accomodati, quando anche come Chiesa non troviamo le forze, il coraggio e l’audacia, la parresìa necessaria per rialzarci e riprendere il cammino, ricordiamoci di ritornare sempre al Signore e ritornare al Vangelo”. “Sempre e di nuovo, mentre Egli passa, dobbiamo metterci in ascolto della sua chiamata, che ci rimette in piedi e ci fa uscire dalla cecità. E poi riprendere nuovamente a seguirlo, camminare con Lui lungo la strada”, ha indicato.