Il due agosto, per gli appassionati di lirica, è una data da non dimenticare. In quel giorno, era il 1921, se ne andava Enrico Caruso, lasciando orfano Il due agosto, per gli appassionati di lirica, è una data da non dimenticare. In quel giorno, era il 1921, se ne andava Enrico Caruso, lasciando orfano il pubblico di tutto il mondo. Considerato il tenore per antonomasia, ebbe vita breve, quarantotto anni. Eppure ricca di affermazioni ovunque, dal San Carlo al Royal Opera House di Londra, dal Metropolitan di New York all’Opéra di Parigi, figura d’artista già globale quando navigare da una costa all’altra dell’oceano costava settimane di viaggio. “Qui dove il mare luccica”, l’omaggio che ne fece Dalla, è uno degli incipit più noti della storia della musica leggera. Quasi cent’anni dopo qualcuno sta lavorando per rinverdire i suoi fasti: si chiama Gianluca Terranova, è romano, ha 42 anni. Professione tenore. Dopo il successo con la fiction Rai dedicata al grande interprete napoletano, di cui Terranova ha vestito i panni, ha deciso di trasformare questa trasfigurazione artistica e personale in un grande spettacolo: “Gianluca Terranova canta Caruso”, diretto da Leonardo Quadrini, che andrà in scena per la prima volta il 27 agosto nell’ambito di Opera Summer 2014, nuova kermesse che il teatro Partenopeo organizza all’Arena Flegrea di Napoli in collaborazoione con la Mostra d’Oltremare. Una passeggiata tra le arie, le romanze, le melodie rese immortali dal celebre tenore, arricchita da proiezioni e videoinstallazioni. Durante la presentazione, Terranova, commosso, si diffonde sulla figura di Caruso e sullo stato dell’arte della lirica italiana. “Interpretare Caruso? Un sogno per qualsiasi tenore – dice –. Studiando la sua figura ho avuto modo di conoscere anche l’uomo, un ragazzo che ha fatto molti sacrifici per inseguire la sua vocazione, un esempio per tutti”. Passando dalle melodie alle dolenti note, l’artista coglie l’occasione per denunciare il fatto che la nostra tradizione lirica sia “più apprezzata nel resto del mondo che in Italia. Noi italiani abbiamo una enorme ricchezza che però non sappiamo utilizzare. Si chiama cultura e non sappiamo farne business”. Una tematica di stringente attualità, considerando le difficoltà che spesso si incontrano per produrre teatro: “Questa è l’unica data che siamo riusciti a fare a distanza di due anni dalla fiction. Surreale, dopo lo share straordinario che ha avuto in tv. Per fare questa cosa, tutti noi ci mettiamo la faccia: il teatro Palapartenope rischiando, io abbassando il mio cachet, il pubblico accorrendo numeroso. Ma la cultura e l’impresa senza rischio non esistono”. Forte di una recente esperienza estera, un apprezzato “Rigoletto” all’Opera House di Sidney, racconta il rapporto con le platee straniere: “Gli australiani mi hanno accolto con gioia ed entusiasmo ed erano molto preparati”. Opera Summer prosegue il 4 settembre con la “Tosca” di Puccini: il melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica sarà proposto in una lettura moderna dalla regia di Gianni Gualdoni. Il ruolo di Tosca è affidato all’intepretazione di Fernanda Costa, soprano, quello di Cavaradossi a Ignacio Encinas, tenore, mentre Scarpia sarà Stefano Meo, baritono. Entrambe le date sono accompagnate dall’orchestra e dal coro “Tchaikovsky”, circa centotrenta elementi diretti da Quadrini.