Un nuovo studio condotto dalla Norwegian University of Life Sciences e pubblicato sulla rivista PLOS ONE ha dimostrato che diversi virus e batteri patogeni sono in grado di sopravvivere al trattamento delle acque reflue «nascondendosi» nelle microplastiche presenti al loro interno. Gli impianti di trattamento, progettati per eliminare i contaminanti dalle acque reflue, non riescono infatti a rimuovere le microplastiche, che possono, cosi, essere colonizzate da biofilm microbici appiccicosi. Ricerche precedenti hanno rivelato che queste comunità di microrganismi, chiamate plastisfere, includono potenziali agenti patogeni e potrebbero, quindi, rappresentare un rischio per la salute umana e l’ambiente quando le acque reflue ei fanghi trattati vengono rilasciati. Nella nuova indagine, i ricercatori hanno individuato alcuni patogeni di origine alimentare tra le plastisfere che vivono su tre tipi di plastica rinvenuti nelle acque reflue, sia grezze che trattate. Tra gli agenti potenzialmente pericolosi figurano sia batteri, come Listeria monocytogenes, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e il genere Acinetobacter, sia virus, tra cui norovirus e adenovirus. Gli autori ipotizzano che i biofilm possano proteggere questi patogeni dal trattamento delle acque. I risultati evidenziano, pertanto, il potenziale delle plastisfere di ospitare e diffondere virus e batteri, il che rappresenta una sfida per il riutilizzo sicuro delle acque reflue. Senza un trattamento efficiente e una migliore gestione dei rifiuti plastici, le acque reflue potrebbero fungere da veicolo per il trasferimento di agenti patogeni associati alla plastica nella catena alimentare. I ricercatori ritengono, quindi, che la ricerca e l’innovazione continuano siano essenziali per rimuovere le microplastiche ei relativi agenti patogeni dalle acque reflue. «La plastica negli impianti di trattamento delle acque reflue e colonizzata da biofilm microbici, o ‘plastisfere’, che possono ospitare agenti patogeni, tra cui Listeria, E. coli, Klebsiella pneumoniae e Acinetobacter spp, che persistono durante i processi di trattamento. – sottolineano gli autori – Questo studio evidenzia la possibilità che le plastisfere contribuiscono alla diffusione di agenti patogeni dalle acque reflue trattate, ponendo sfide per la salute ambientale e per gli sforzi di riutilizzo dell’acqua», concludono gli esperti.