di Anthony M. Quattrone
È molto difficile raccontare la storia mentre sta avvenendo perché le passioni del momento rischiano di falsare la realtà dei fatti. La conseguenza è che i fatti si confondono con le opinioni. Spesso si scrive un racconto giornalistico, con molte interpretazioni personali, talvolta poco obiettive, a sostegno della propria visione politica. Questo è un problema ricorrente quando chi scrive è anche un attivista, nella fattispecie, in campo politico ;accade tra gli attivisti di tutte le parti politiche ed è così anche tra i meridionalisti.
Contrariamente agli stereotipi sopra descritti, ho avuto la fortuna di leggere un rigoroso testo sulla spesa statale al Sud degli ultimi 25 anni che descrive i fatti separandoli diligentemente dalle opinioni. È il libro di Rosella Cerra e Roberto Longo, “34% La storia di una legge per il Sud. La questione meridionale a Bruxelles”. Il testo, che tratta la travagliata questione della spesa statale nel Mezzogiorno d’Italia, fornisce al lettore sufficienti documenti e dati affinché possa arrivare a delle proprie conclusioni sul tema.
Certo, Cerra e Longo sono attivisti meridionalisti e pertanto hanno una loro visione sulla “Questione Meridionale” e sul comportamento dello Stato nazionale. Però, la quantità di dati e documenti provenienti da fonti attendibili e lontane da inquinamenti di parte , rendono il libro un fenomenale atto di accusa nei confronti dello Stato ed in particolare dei politici del Sud, a prescindere dal partito di appartenenza.
Nel dettaglio, il 34% fa riferimento alla quota della popolazione italiana che vive nel Mezzogiorno, come identificato dall’ISTAT. Idealmente, a parità di condizioni tra le diverse aree del Paese, lo Stato dovrebbe spendere approssimativamente34% della spesa pubblica a beneficio del territorio dove vive il 34% della popolazione, cioè nel Sud e nelle Isole. Invece, i documenti e i dati provenienti dalle numerose rispettabili fonti, citate da Cerra e Longo, dimostrano che il Sud ha goduto di spese statali che nel migliore dei casi arrivava al 28% ma nel peggiore anche solo 19%.
Secondo diverse valutazioni, al Sud mancano all’appello in media 61 miliardi di euro ogni anno. È una cifra enorme, che avrebbe potuto essere usata per costruire strade, ospedali, scuole, asili nido e così via.
Prima di presentare le evidenze documentali sull’equo finanziamento del Sud, Cerra e Longo raccontano come è stata ideata e presentata a Bruxelles una petizione che chiedeva alla Commissione Europea di intervenire presso il Governo italiano per correggere le politiche discriminatorie nei confronti del Sud. Giustamente notano una interessante coincidenza tra l’accettazione della petizione, il 17 marzo 2016, e la successiva decisione del governo Gentiloni, con la legge 27 febbraio 2017, N. 18, di mettere in atto la “legge del 34%”. Non c’è una certezza comprovata dai documenti, ma la coincidenza rende plausibile credere in un rapporto di causa ed effetto.
Nell’introduzione al libro da parte dell’ex Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, si evidenzia come, dal 2017 ad oggi, la “legge del 34%” abbia subito frenate, modifiche e reinterpretazioni che hanno praticamente congelato il grande passo in avanti che si era prefigurato nel 2017. Lezzi scrive: “Sapete quante volte si è ‘venduta’ ai cittadini la rivoluzione del vincolo del 34%:sei volte. La prima con il Governo PD/Nuovo CentroDestra con la legge che lo previde, la seconda con il relativo decreto attuativo. Laterza con la legge fatta da me e il relativo DPCM è la quarta. La quinta con la modifica del Ministro Provenzano e la sesta con il secondo e ultimo DPCM a riguardo del Presidente Conte. Quante volte rispettata? Mai. L’avvicendamento delle norme e poi la pandemia giustificano tutto ma intanto il Sud si spopola, si impoverisce e si sente sempre più trascurato.”
Il libro di Cerra e Longo è utile sia per l’analisi economica e sociale a livello accademico sia per informare il cittadino meridionale rispetto alle scelte che può fare partecipando attivamente alla politica. È un libro utile alla vigilanza attiva che ogni cittadino del Sud dovrebbe attuare per contrastare le iniziative contro il Sud che passano inosservate agli occhi dei non addetti ai lavori. È un libro che ogni meridionalista, ogni politico realmente interessato alla rinascita del Mezzogiorno, ogni serio studioso della Questione Meridionale dovrebbe aggiungere alla propria biblioteca personale.