MES, il pomo della discordia che divide la maggioranza

Sembra un acronimo come tanti altri, eppure il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, oramai da tempo per una parte della politica, oltre al suo significato letterale, già a un primo approccio deve essere considerato un ulteriore passo avanti verso il completamento della Casa Comune, la EU. Chi volesse avventurarsi a ascoltare le argomentazioni che adducono le due campane, quella dei favorevoli e quella dei contrari a che l’ Italia aderisca a quel trattato, correrebbe un rischio ben definito: quello dell’asino in mezzo ai suoni, resterebbe cioè, talmente frastornato da rinunciare a capire. Ammetterebbe quasi certamente, che se prima gli era parso di avere capito qualcosa, avendo tentato di saperne di più, alla fine si era trovato ancora più confuso e anche stizzito. Il motivo di quanto appena esposto è che, per tenere alta la bandiera italiana, Paese noto anche fuori dei suoi confini per aver creato, primo al mondo, l’ Ente Per la Complicazione delle Cose Semplici, il Governo ha concesso ormai da tempo che ne venisse aperto uno sportello anche all’ interno di Palazzo Chigi. Così, mentre impazza una polemica molto simile a una guerra fratricida, problemi molto attuali che, all’ interno della EU, toccano l’ Italia prima degli altri, resterebbero pericolosamente accantonati. Di essi il più importante al momento è la gestione dei profughi che in qualche modo riescono a mettere piede nel Bel Paese. Se il patrio suolo rivestisse la funzione di centro di smistamento di quei disperati del mare, il problema resterebbe grave, ma sarebbe comunque meno difficilmente superabile. Il più delle volte, invece, quegli esodati decidono di stabilirsi sulla penisola, isole comprese, sparpagliandosi dappertutto, seguendo i suggerimenti di chi li ha preceduti. Si innescano in tal modo comportamenti criminali quasi inevitabili, ultimo in ordine di tempo quanto è accaduto nei giorni scorsi a Firenze, una bambina spariita misteriosamente. L’ organizzazione della rete di accoglienza che, non volendo sforzare la fantasia, potrebbe essere chiamata Residenza Italia, anche se avessr i confort ridotti al minimo, anche in una impostazione spartana dei servizi che comunque dovrebbe assicurare, pur coinvolgendo gli stessi inquilini, costa non poco e, seppure a spanne e a consuntivi, non costa poco e il Paese, anche mettendo sul tavolo tutta la sua capacità di accogliere, rischierebbe il collasso se fosse lasciato solo e si addossasse l’onere di un programma di tale dimensioni. Nella EU tale problema ormai logorato dalle tante vicissitudini, ha assunto molte delle caratteristiche, a detta degli anziani del villaggio, della vicenda che narra di un cane che, entrato in chiesa mentre il sacerdote celebrava la messa, venisse scacciato dai fedeli ai quali avesse tentato di avvicinarsi, per di pìù non decidendosi a lasciare il pio luogo. Ritornando più prossimi alla situazione attuale, non si può certo affermare che quanti tra i rappresentanti del popolo abbiano deciso che quel documento non debba essere sottoscritto, non abbiano capito cosa significherebbe non aderire a quell’ accordo. In caso contrario non dovrebbe frapporsi indugio a qualificare gli stessi BRA e a invitarli a a raggiungere velocemente i campi, dove potrebbero ottenere risultati certamente più concreti. Quel che più sta accrescendo la quantità dei patemi che tormentano quegli italiani che ancora non hanno gettato la spugna e sono fiduciosi che il Paese possa riprendersi, non è di difficile comprensione. Volendo operare con l’ascia invece che con il bulino, basterà pensare che, se perseverasse nel suo comportamento preconcetto, l’ Italia vanificherebbe il lavoro portatato avanti dagli altri paesi dell’ Unione, cioè oltre il 95% degli inquilini della Casa Comune. Ritornerà così facendo a portare il distintivo di pecora nera come era stata considerata in passato in quel contesto. Con un’ aggravante: continuando a usare il migliore amico dell’ uomo come termine di paragone, il Paese verrebbe da più parti paragonato al cane che morde la mano del padrone. Infine un ragionamento da salone del barbiere, piuttosto affollato. Dando vita al MES, nessuno dei paesi sarebbe tenuto a utilizzarlo: quanti sono contrari al suo funzionamento, si stanno comportando come quei contadini che, imbattendosi in un serpente, cominciassero a invocare l’intervento miracoloso di San Paolo, patrono di quei rettili e di chi ha confidenza con gli stessi. Non si sa mai, comunque anche la prudenza, quando è abusata, può trasformare un comportamento da diligente a inopportuno.