Merita la lode il politico che si laurea a 60 anni?

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La volontà di studiare e l’aspirazione di crescere è sempre ammirevole. Eccessivo è il premio. Anzi, forse immorale, perché va oltre la valutazione. La lode è un invito all’ammirazione per un traguardo culturale raggiunto con grande successo e a costo di sacrifici. Soprattutto se la laurea sarà messa a beneficio della società. Lo straordinario riconoscimento non può essere attribuito a chi ha ripreso a studiare in tarda età, una volta in pensione, seppure per arricchirsi di un titolo accademico che, però, non sfrutterà. Il messaggio è ancora più grave quando a riscuotere la lode è chi ha attraversato l’intera carriera ad alto livello da ignorante.

PS. Avendo questa riflessione richiamato su FB alcune spiacevoli e certamente esagerate polemiche, anche da parte di intellettuali, preciso e ribadisco che non ce l’ho con chi si laurea a 60 anni. Né con i politici che, una volta in pensione, scoprono la passione per la cultura accademica, seppure da giovani non avessero voglia di studiare. Ce l’ho con chi gli conferisce la lode, a mio avviso compiacente e superflua.

 

Più dignitoso il comportamento dei Regeni

Vent’anni senza Lady Diana, che diede lustro alla Corona e alla famiglia reale. Finalmente, come grande atto d’amore per la madre, dopo tanto tempo dalla sua morte violenta, William e Harry si sono decisi a onorarne la memoria. Intendono far costruire una statua nei giardini di Kensington Palace, dove la principessa di Galles risiedeva. È molto più regale e affettuoso chi vuole conoscere a tutti i costi perché e da chi fu ucciso Giulio al Cairo. I principi, invece, ci hanno messo una pietra sopra e adesso ci aggiungono anche un monumento. Perché non ci sia rischio che un giorno la verità possa trapelare dalla tomba.

 

In attesa del reddito di cittadinanza

Nei tre milioni di persone che non lavorano vengono impropriamente compresi anche gli studenti, che, in effetti, non hanno un reddito, ma studiano. In Italia, siccome con la cultura non si mangia, è considerato tempo perso. Ecco perché la disoccupazione giovanile – tra 15 e 24 anni – è al 40%, la più alta d’Europa. Il dato più preoccupante, però, è che di questi ragazzi, quasi un terzo, non studia né cerca un lavoro e neppure intende formare una famiglia. Non vedendo un futuro, sono demotivati e vivono a casa dei genitori, come se non fossero cresciuti. Quando, tra una trentina d’anni, non godranno più di stipendi, pensioni né risparmi, il paese dovrà mantenere una massa di orfani ultracinquantenni.

 

Per qualcuno è populista, per altri vergognosa

Come la sentenza di Viareggio. Non perché ci siano voluti nove anni per il primo grado. Né perché la condanna sia mite. È che è tutto inutile. Tanto, si sa che, a forza di rinvii, si arriva certamente alla prescrizione. Viene, così, gabbata la povera gente, che si illude, e la stessa Giustizia. Ma soprattutto il paese, dato che i condannati – non sapremo mai se davvero colpevoli – continuano indisturbati a fare danni in altri settori. I grandi manager non hanno regole né un codice etico. Sono intoccabili. Continuano a guadagnare tre o quattro milioni l’anno, qualsiasi reato commettano. Noi, però, ce la mettiamo tutta per impedire ai parlamentari esordienti di maturare il vitalizio. Così salveremo l’Italia.

 

Delinquere è più forte di noi

Nonostante intercettazioni e vari controlli, denunce e arresti continui, non si placa la sete di devianza degli italiani. È come se fossero colti da crisi di astinenza se non rubano. Chi non manipola denaro né ha la possibilità di lasciarsi corrompere, spreca ore di lavoro. C’è chi affida ai colleghi la timbratura del cartellino per bighellonare in città e chi gioca al computer durante l’orario d’ufficio. In un momento storico in cui avere un’occupazione è considerata una fortuna, la tentazione di sprecarla è fortissima, pur di non essere da meno di chi evade le tasse, inquina le aste, specula sulle disgrazie altrui. C’è, poi, il vigliacco che si occupa di anziani, disabili e bambini. Non avendo nulla da rubare, li picchia.

 

Teniamo tutti famiglia, tranne loro

Sono deputati e senatori, ma vengono trattati dalla gente e dai loro stessi colleghi come mendicanti in questua di vitalizio. Sotto forma di risparmio per le casse dello stato, si fa un dispetto a 400 poveracci al primo reddito. Gli viene negato lo stesso diritto che gli altri hanno già maturato. Allora togliamolo a tutti. “Dovremmo pagare noi, per l’onore di rappresentare il popolo”, disse il tribuno socialista Stefano Pellegrino all’alba della Repubblica. Gli scrocconi erano già in maggioranza e per metterlo a tacere non fu ricandidato. In un paese di ladri a qualsiasi livello, ora si vuole risanare l’economia con le briciole negate a chi, bene o male, rappresenta la dignità del paese.