Mercati asiatici in declino, fa eccezione Shanghai

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Il punto. Il Ftse Mib segna -0,94%, il Ftse Italia All-Share -0,84%, il Ftse Italia Mid Cap -0,19%, il Ftse Italia Star -0,46%. Mercati azionari europei in rosso: DAX -1%, CAC 40 -1%, FTSE 100 -0,7%, IBEX 35 -1,3%.

Future sugli indici azionari americani al momento in calo dello 0,3% circa. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -1,25%, Nasdaq Composite -1,47%, Dow Jones Industrial -1,14%.
In flessione Tokyo con il Nikkei 225 a -0,85%. Incerte le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen termina a +0,65%, a Hong Kong l’indice Hang Seng a -1,15%.
Euro poco mosso contro dollaro. EUR/USD al momento oscilla in area 1,10.
Mercati obbligazionari eurozona in progresso, bene i Bund. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente scende di 6 bp allo 0,16%, quello del BTP cede 2 bp all’1,53%. Lo spread sale di 4 bp a 13.
Molto deboli i petroliferi che seguono la correzione del greggio dai massimi di ieri a metà giornata. Il future sul Brent oscilla sui 32,95 $/barile circa (da 35,0 9), il WTI sui 31,25 $/barile (da 33,52).

Borse asiatiche
Mercati asiatici in declino, con la sola eccezione della piazza di Shanghai, anche se le perdite sono complessivamente inferiori rispetto a quelle fatte segnare martedì dai mercati del Vecchio Continente prima e da Wall Street successivamente.
A trainare al ribasso i listini, comunque, sono sempre le dichiarazioni di Ali Al-Naimi, ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita, che ha sottolineato come i mercati non debbano vedere l’accordo tra i quattro maggiori produttori per congelare la produzione ai livelli di gennaio come un preludio a futuri tagli all’output. E la reazione dei mercati è stata l’ennesimo scivolone dei corsi del greggio che perdono significativamente terreno anche in Asia, dopo il crollo superiore al 5% in overnight. E di conseguenza sono tornati gli investimenti sui beni-rifugio: l’oro ha cancellato tutte le perdite dei giorni precedenti avvicinandosi ai massimi dell’ultimo anno toccati già due settimane fa, mentre lo yen si è di nuovo rafforzato nei confronti del dollaro scambiando ai livelli più alti in 15 mesi. Il risultato è stata una perdita ampiamente superiore all’1% per l’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Tokyo ha scontato l’apprezzamento della valuta nipponica, pessima notizia per i grandi esportatori del Sol Levante, e il Nikkei 225 ha segnato un declino dello 0,85% al termine della giornata (leggermente meglio ha fatto l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,51%). Sul fronte macroeconomico, la lettura finale dell’indice anticipatore del Giappone per il mese di dicembre segna un calo a 102,1 punti contro i 102,0 punti del dato preliminare e i 103,2 punti di novembre (104,2 in ottobre). Si tratta comunque del livello più basso dai 101,6 punti registrati nel gennaio del 2013. Seconda seduta sostanzialmente piatta di fila, invece, per Seoul: il Kospi dopo avere perso lo 0,11% martedì ha segnato un declino dello 0,09% in chiusura.
Peggiore performance di giornata è stata quella di Sydney, con l’S&P/ASX 200 che ha lasciato sul terreno il 2,10% appesantito dai titoli petroliferi e minerari (che hanno registrato perdite anche del 5-6%), ma anche dal significativo declino di quelli finanziari. Da segnalare il tracollo del gigante minerario Bhp Billiton che, dopo avere lasciato il 6,05% martedì sulla piazza di Londra, è crollato dell’8,22% sull’annuncio del rosso record di 5,67 miliardi di dollari nel primo semestre del suo esercizio e del primo taglio al dividendo in 15 anni.
In controtendenza, invece, Shanghai: Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno infatti chiuso con guadagni dello 0,88% e dello 0,65% rispettivamente. In declino, invece, dello 0,12% lo Shenzhen Composite. Anche Hong si è allineata alle perdite generalizzate e avvicinandosi alla chiusura l’Hang Seng è in declino di circa l’1,30% (performance simile anche per l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China).

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in deciso calo nella scia della contrazione del prezzo del petrolio. Il Dow Jones ha perso l’1,14%, l’S&P 500 l,25% e il Nasdaq Composite l’1,47%. Il ministro del Petrolio iraniano, Bijan Namadar Zanganeh, ha definito l’ipotesi di un congelamento del livello della produzione petrolifera “ridicola”. A causa della notizia il greggio (Wti) ha lasciato sul terreno oltre quattro punti percentuali. Inoltre dai dati macroeconomici pubblicati in giornata sono emerse più ombre che luci. L’Indice S&P/Case Shiller, che misura l’andamento dei prezzi delle abitazioni nelle 20 principali città americane, ha evidenziato nel mese di dicembre un incremento del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2014, inferiore alle stime degli addetti ai lavori pari al 5,8% ma in linea alla rilevazione precedente.
Il Conference Board ha annunciato che l’Indice di fiducia dei consumatori è sceso nel mese di febbraio a 92,2 punti. Il dato è nettamente inferiore alle previsioni degli addetti ai lavori pari a 97 punti. Rivisto al ribasso il dato di gennaio a 97,8 da 98,1 punti. Le vendite di abitazioni in corso sono cresciute a gennaio dello 0,4%, a 5,47 milioni, rispetto al dato di dicembre pari a 5,45 milioni. Il dato è risultato superiore al consensus fissato su un decremento del 2,9% dal +12,1% della rilevazione precedente. La Federal Reserve di Richmond ha comunicato che il proprio indice, che misura l’andamento dell’attività manifatturiera dell’area di Richmond, si è attestato nel mese di febbraio a -4 punti da 2 punti del mese precedente. Il dato è inferiore alle attese degli addetti ai lavori pari a 2 punti.
Sul fronte societario Home Depot +1,3 7%. Il rivenditore di prodotti per la casa ha pubblicato una trimestrale superiore alle attese. Nel quarto trimestre l’utile è cresciuto a 1,47 miliardi di dollari (1,17 dollari per azione) da 1,38 miliardi dello stesso periodo di un anno prima. I ricavi sono aumentati del 9,5% a 20,98 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,10 dollari su ricavi per 20,39 miliardi. La società ha incrementato il dividendo trimestrale del 17% a 0,69 dollari per azione.
Fitbit -20,76%. Il produttore di dispositivi tecnologici per il fitness ha fornito un outlook deludente. Per il primo trimestre la società stima un utile per azione adjusted tra 0 e 0,02 dollari su ricavi per 420-440 milioni. Gli analisti avevano previsto un Eps di 0,23 dollari su ricavi per 483 milioni.
Lexmark International -4,11%. L’azienda del software enterprise ha chiuso il quarto trimestre con una perdita di 10,7 milioni di dollari contro l’utile di 22,6 milioni di un anno prima. I ricavi sono diminuiti del 5,3% a 968,8 milioni.
Macy’s +3,07%. La catena della grande distribuzione ha annunciato una trimestrale superiore alle attese. Nel quarto trimestre l’utile è calato a 543 milioni di dollari da 793 milioni dello stesso periodo di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’Eps si è attestato a 2,09 dollari. I ricavi sono diminuiti del 5,3% a 8,87 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,89 dollari su ricavi per 8,83 miliardi.
Freeport-McMoRan -8,7%. Citigroup ha tagliato il rating sul titolo del gruppo minerario a sell da neutral. JP Morgan -4,18%. La banca d’affari ha annunciato nuovi accantonamenti per 500 milioni di dollari a fronte delle possibili perdite sui crediti al settore del petrolio e del gas.

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in ribasso. Il Dax30 di Francoforte cede lo 0,3%, il Cac40 di Parigi lo 0,6%, il Ftse100 di Londra lo 0,4% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,8%.
In Francia la fiducia dei consumatori scende a febbraio. L’Insee ha comunicato che l’indice si è attestato a 95 punti, inferiore ai 97 punti del consensus e della rilevazione di gennaio.

L’indice Ifo tedesco di febbraio si è attestato a 105,7 punti, sotto le attese che indicavano 106,8 punti.

Italia
Piazza Affari ieri ha chiuso in ribasso dopo la brillante performance del giorno prima. Il listino milanese ha aumentato le perdite nel finale sull’andamento negativo di Wall Street condizionato dal nuovo scivolone del petrolio.
L’indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso dell’1,77% a 17.194,82 punti. Banco Popolare (-4,22% a 7,71 euro) e Bpm (-2,95% a 0,6415 euro) ancora sotto i riflettori con Giuseppe Castagna e Pier Francesco Saviotti che dovrebbero essere ricevuti in Banca d’Italia per fare il punto sugli ultimi dettagli dell’operazione di fusione tra Banco Popolare e Bpm. È quanto ha scritto Il Messaggero, secondo cui la scadenza auspicata per il varo della super Popolare è domenica 28 febbraio. Nel settore bancario le vendite hanno colpito anche Intesa SanPaolo e Unicredit con ribassi oltre il 2,5 per cento per entrambe. Positiva Finmeccanica (+0,52% a 9,495 euro) dopo aver annunciato di aver presentato, in partnership con Raytheon, la sua soluzione basata sul velivolo T-100 nell’ambito della gara per il sistema di addestramento avanzato dei piloti della Forza Aerea degli Stati Uniti.

I dati macro attesi oggi
Mercoledì 24 febbraio 2016
00:50 GIA Indice prezzi servizi imprese gen;
08:45 FRA Indice fiducia consumatori feb;
10:00 ITA Fatturato industriale dic;
10:00 ITA Ordini all’industria dic;
12:00 GB Indice CBI settore distributivo feb;
15:45 USA Indice Markit PMI servizi (prelim.) feb;
16:00 USA Vendite abitazioni nuove gen;
16:30 USA Scorte settimanali petrolio e derivati.