Mentalità farraginosa e burocrazia: i due più grandi ostacoli per l’innovazione e il progresso

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In Italia forse la mentalità e la burocrazia procedono di pari passo. Forse è proprio questa la ragione della scarsa crescita economica ed imprenditoriale nel nostro Paese. Non si sa. Innanzitutto è doveroso smontare il luogo comune, che ha da sempre veicolato in maniera erronea l’accostamento di due parole che di fatto costituiscono una contraddizione in termini: “macchina burocratica”- “macchina della burocrazia”- “meccanismo burocratico”. Ci viene in aiuto il greco che conia la parola “mekanè” per indicare un ordigno bellico, o successivamente impiegato anche per esigenze sceniche. Il famoso deus ex machina. Pertanto la parola “macchina” presuppone di fatto un entità mobile, un qualcosa che sia dinamico e che permetta di agevolare o di rendere migliore una qualsivoglia prestazione o servizio. In realtà anche “Burocrazia” dovrebbe indicare un organizzazione efficiente di risorse e persone destinate ad un fine collettivo, che fino a prova contraria dovrebbe essere il funzionamento dello Stato, o più in generale di un sistema complesso che quindi richieda un apparato burocratico per essere gestito. Per ciò che concerne il caso Italiano quindi, non si dovrebbe parlare né di burocrazia né tantomeno di “macchina della burocrazia” o di altre denominazioni simili. Per il Bel Paese è opportuno parlare invece di LENTOCRAZIA, per citare il grande statista repubblicano Giovanni Spadolini. Basti pensare al fatto recentemente accaduto che mette in contrapposizione due mondi apparentemente contigui l’uno all’altro ma che nella sostanza si sono tacitamente “dichiarati guerra”, se non altro a livello legale. Infatti il 20 luglio scorso è stata ufficialmente data la possibilità agli start upper, di poter costituire una società in maniera del tutto autonoma, unicamente compilando un modulo e attraverso la firma digitale, senza quindi dover ricorrere al metodo tradizionale di avvio di un’attività, che presuppone l’intercessione di un notaio. La reazione del Consiglio Nazionale del Notariato non si è certo lasciata attendere. Il ricorso al Tar da parte dei notai è una chiara dimostrazione del fatto che ancora oggi, le potenti lobby, consolidate e forti di una tradizione secolare, non lascino spazio e respiro all’avanzare sempre più crescente di un economia nuova. Un’economia più semplice e che vuole evitare, per quanto possibile intoppi e costi che al giorno d’oggi risultano assurdi e talvolta difficoltosi da affrontare. Per diventare competitivi a livello internazionale c’è bisogno di una mentalità e di una voglia di cambiare un sistema che è vetusto e farraginoso e che non permette ai giovani di realizzare i propri sogni imprenditoriali. C’è un’ulteriore aggravante. La miopia di queste categorie e anche di una politica conservatrice è dannosissima soprattutto per ciò che riguarda il tessuto economico generale del Paese. Per rilanciare il volano dell’economia occorrono leggi e regolamenti snelli, chiari e che lascino spazio all’immaginazione e ai nuovi scenari imprenditoriali del mondo startup. All’Italia non occorrono più parole, grandi discorsi e stravaganti promesse. Occorre semplicità, trasparenza e onestà, ma onestà prima di tutto intellettuale da parte di chi ricopre ruoli politici di rilievo e che quindi decide le sorti della Nazione. La voglia di crescere c’è, ma le condizioni purtroppo non ancora. Creiamole.