MEET, al via il grande progetto PNRR per studiare l’evoluzione tettonica dell’Italia: nel team Ingv, Cnr e Università Federico II

126

Oggi, all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) a Roma, si tiene il kick off meeting del progetto infrastrutturale MEET (Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics) volto al miglioramento e all’implementazione delle reti scientifiche dedicate al monitoraggio e all’osservazione della Terra. Con questo incontro iniziano ufficialmente gli studi sulla tettonica dell’Italia finanziati dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito della Missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR, con un budget complessivo di 43 milioni di euro. Nel progetto MEET saranno impegnati, oltre all’INGV che ne è coordinatore, altre 8 eccellenze della ricerca italiana: il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), l’Università di Napoli Federico II di Napoli, l’Università di Bari Aldo Moro, l’Università Roma Tre, l’Università di Genova e l’Università di Trieste. MEET nasce nell’ambito dell‘European Plate Observing System (EPOS) di cui l’INGV è il capofila e ospita la sede legale dell’European Research Infrastructure Consortium (ERIC). La comunità scientifica italiana di riferimento Epos si è organizzata nella joint research unit Epos-Italia che raccoglie molti degli enti e delle università co-proponenti del progetto MEET. Quattro sono gli obiettivi principali del progetto: l’aggiornamento tecnologico delle grandi reti di osservazione e dei laboratori scientifici; lo sviluppo di due Osservatori naturali (l’Osservatorio di Pizzi Deneri sull’Etna e Sos Enattos in Sardegna, due osservatori unici al mondo, il più alto osservatorio vulcanologico in Europa e quello minerario che permette la registrazione di segnali sismici oggi sconosciuti.); nuove implementazioni di strumentazione scientifica nell’area dello Stretto di Messina, in Irpinia e nell’area dello Jonio meridionale; l’implementazione di piattaforme informatiche innovative di servizi per la scienza e la società mettendo in condivisione con tutta la comunità scientifica internazionale nel Portale Italiano per le Scienze della Terra le nuove risorse, i dati raccolti e i prodotti della ricerca secondo principi codificati a livello europeo, come Open Access e FAIR (Findable Accessible Interoperable Reusable). In particolare per l’area dello Stretto di Messina e per l’Irpinia l’obiettivo è fare un salto di qualità nelle osservazioni e nella quantificazione dei processi geologici responsabili dell’accumulo della deformazione sulle faglie che danno origine ai forti terremoti che caratterizzano queste due aree. Inoltre, nell’area dello Jonio meridionale sarà installata una nuova strumentazione marina, ancora non presente nel Mediterraneo, in grado di osservare in mare aperto la propagazione di un’onda di tsunami.