Matera, il fascino di una Città millenaria

La storia di Matera è una storia lunga novemila anni. Il Centro Storico che racchiude i Sassi Barisano e Caveoso, è stato il frutto di una lenta, caparbia e sublime opera La storia di Matera è una storia lunga novemila anni. Il Centro Storico che racchiude i Sassi Barisano e Caveoso, è stato il frutto di una lenta, caparbia e sublime opera di ingegneria dell’uomo preistorico. Un labirinto di case scavate nel tufo, grotte incassate nella roccia, vie, piazze e chiese rupestri che hanno custodito per secoli riti, miti e tradizioni di una millenaria civiltà contadina. Soltanto negli anni Quaranta, ancor prima che Matera fosse marchiata come “vergogna nazionale, la Città dei Sassi si rivelò all’Italia e al mondo, in tutta la sua tragica e decadente bellezza. Fu Carlo Levi a definire i Sassi “un valore grandissimo e unico nella storia della civiltà del Mondo”. La Città scolpita nella pietra affascinò Giovanni Pascoli, Guido Piovene e Cesare Brandi. Rapì, letteralmente, intellettuali e cineasti come Carlo Lizzani, Francesco Rosi, i fratelli Taviani, Arrabal e la Lina Wertmuller. Tutti trasformarono Matera in un archetipo universale, in una Città senza tempo, fino a quei grandi registi di Pierpaolo Pasolini e Mel Gibson che la raffigurarono come una Gerusalemme celeste, una Città della pace universale, ma anche del supremo Calvario. Appena vedi Matera, rimani subito colpito da questi due grandi silenziosi Giardini di Pietra. Le case, i sottani, le piazze e gli stessi palazzi gentilizi sembrano sottratti al tufo della gravina, questo profondo burrone creato da un torrente che scorre lì da millenni. Con lo sguardo poi ti soffermi e rimani abbagliato da questi due grandi coni rovesciati, due valloni scoscesi che custodiscono dall’età della pietra il Sasso Barisano e quello Caveoso. Li divide quel suggestivo sperone che racchiude in sé il rione Civita, una fortezza naturale, più che un Borgo, che, fino al Cinquecento era circondato e protetto da mura imponenti. Una città che sbuca, come per incanto, dalla roccia e si dilata in una più vasta città ipogea. I Sassi, nel corso dei secoli, si son formati per stratificazione, penetrando fino a dieci livelli di scavo. Tutta questa sovrapposizione può apparire caotica, ma in realtà accompagna la morfologia e l’armonia della rupe. Nel ritmo architettonico impresso dai tetti, dalle porte e finestre, è tutto un equilibrio di pendenze, di vuoti, di spazi, con un ritmo “narrativo” esaltato dai colori e dalle forme del tufo. Qui trovarono rifugio i pastori del neolitico e vi costruirono le loro grotte. Qui, nel tempo, geniali mastri muratori, costruirono la Città rupestre, culla della civiltà contadina, che in millenni di storia ha prodotto Arte, Miti e Cultura e che, nel 1993, l’Unesco ha proclamato Patrimonio dell’Umanità. Visitare Matera, ora che i Sassi risplendono a nuova vita per il loro fascino, artistico e urbanistico, è una continua scoperta che invoglia il turista a rimanere, a scoprire ancora di più, a immedesimarsi in quel clima segnato per sempre dal silenzio e dalla magia del suo passato. La passeggiata allora si trasforma in una scoperta, in una piacevole avventura che ti inoltra nel dedalo di case scavate o costruite, di anfratti che custodivano utensili, carri e animali, di piazzette ornate di fiori, balconi e finestre in un gioco cromatico che esalta ancora di più la semplicità dei costumi e delle tradizioni contadine. E poi ancora botteghe, terrazze, alberghi e locande sapientemente ristrutturati; scale, scalette, slarghi e piazzette, con tante piccole cisterne. E poi, vicoli che si inerpicano su per l’abitato fino a condurti dal precipizio della gravina allo spettacolo mozzafiato che ti schiude la piazza del Duomo. La passeggiata nei Sassi non può concludersi senza aver visitato quei gioielli artistici e religiosi che sono le sue Chiese Rupestri. Ce ne sono ottanta sparse nella cerchia urbana e altrettante ce ne sono nel territorio della Murgia. Le Chiese rupestri sono tutte testimonianze di quell’arte sacra realizzata dai monaci benedettini e basiliani che si insediarono nel territorio di Matera dal VII al XII secolo. Tra le Chiese rupestri più famose possiamo ammirare la Madonna dell’Idris, dentro il Sasso Caveoso e la millenaria San Pietro Caveoso, nascosta dietro una facciata settecentesca. Altre autentiche opere d’arte, scolpite nella pietra, sono la Chiesa di santa Barbara e Santa Maria de Armenis; il Convicinio di Sant’Antonio e Santa Lucia alle Malve, una collezione di altari di pietra e affreschi bizantini che osservavano benedicenti il lavoro dei campi e l’infinita pazienza di donne, uomini e bambini alle prese con una vita dura, spesso aspra e selvaggia. L’Arte a Matera non è solo quella rupestre. La Città svela, oltre la gravina, le sue bellezze architettoniche e i suoi monumenti di fattura romanica e gotica, rinascimentale e barocca. La Chiesa di san Giovanni Battista, impregnata di misticismo medioevale e sculture zoomorfe; San Francesco d’Assisi che custodisce un polittico di Lazzaro Bastiani e ovviamente la monumentale Chiesa di San Domenico che dà sulla centralissima Piazza di Vittorio Veneto, una delle più belle e vissute di Matera, con quel suo magnifico rosone su cui è scolpita la Ruota della fortuna. Un altro bellissimo rosone è scolpito sulla facciata del Duomo, la Cattedrale della Città, monumento simbolo che domina tutta Matera e che custodisce l’affresco bizantino della Madonna della Bruna, la Patrona della Città, celebrata il 2 luglio, con una delle feste più suggestive e simboliche di tutto il Mezzogiorno. Infine, uno sguardo ai Musei. Non puoi lasciare Matera senza aver visitato il Museo archeologico Ridola, un intellettuale, medico e patriota che fu uno dei più colti e illuminati parlamentari lucani del neonato Regno d’Italia. In questo Museo sono custoditi i reperti di villaggi neolitici – soprattutto quelli di Murgecchia, Murgia Timone e Timmari – e importanti collezioni d’età arcaica e classica. Un’altra tappa d’obbligo è il Museo nazionale d’arte medioevale e moderna, collocato nel seicentesco Palazzo Lanfranchi. Tra le tante opere da ammirare, nella sezione d’arte contemporanea, sono custodite ben 700 opere pittoriche di Carlo Levi. Il grande scrittore e pittore piemontese, negli anni ’30, fu confinato dal regime fascista ad Aliano, in provincia di Matera. Lì visse pochi anni, ma bastarono quelle atmosfere, quei paesaggi e quella dolente umanità che lo circondava, a rapirlo nei sentimenti e soprattutto nella sua arte. Negli anni sessanta, fu più volte parlamentare e tornava spesso a Matera a rivedere luoghi e personaggi che avevano segnato per sempre la sua vita. Lui che aveva vissuto nella colta Torino e nella Roma tumultuosa del secondo dopoguerra, preferiva Aliano e Matera. E nella sua Lucania, ad Aliano, ora riposa per sempre, circondato dal silenzio e dalla magia dei calanchi che lui, tanto amorevolmente, raffigurò e descrisse nei suoi libri e nella sua pittura.