Masterplan per il Sud, ci guadagnerà il Nord

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Da quando Renzi è arrivato a Palazzo Chigi, la programmazione del “cinema Italia” è diventata scontata e banale. Tutti films a lieto fine. Perché, grazie a lui “tutto va bene madame la marchesa”. E per fa sì che anche gli abitanti dell’ex Belpaese, se ne convincessero, visto che gli istituti di statistica, continuavano a dire il contrario, ha imposto il cambio di rotta. Basta con le pellicole dell’orrore, meglio le comiche. Sicché, per far contento il “capo”, quelli degli istituti di ricerca nostrani, più che dati statistici sono diventati numeri al lotto. Cambiano “continuamente”. In positivo. Hanno cominciato a dirci che la disoccupazione diminuisce quotidinamente ed, oggi, è scesa all’11,8%, ma poiché anche le bugie hanno un limite invalicabile, sono costretti ad aggiungere che, in realtà, sono aumentati gli “inattivi” ovvero quelli che stanchi di sentirsi rifiutati, il lavoro non lo cercano neanche più e, quindi vengono cancellati dalla lista dei disoccupati, pur restando tali. Annunciano che, finalmente, siamo usciti dal tunnel e cominciamo a crescere, ma non dicono che con uno zero virgola in più di crescita non si va da nessuna parte. Ne la situazione è diversa per quanto riguarda il Sud. Ad agosto scorso, lo Svimez, nell’annunciare le conclusioni del suo “Rapporto 2015 – sull’economia meridionale nel 2014”, sosteneva che, dopo sette anni di recessione “Il Mezzogiorno è messo peggio della Grecia”. Ma, appena due mesi dopo, lo stesso Svimez ha cambiato idea ed, in occasione della presentazione ufficiale del summenzionato rapporto, ha annunciato: “Sud, stop al crollo dell’economia”, sottolineando come, dopo gli stessi sette anni di recessione, “nel 2015 la decrescita del Pil si azzera”. Per accontentare, però, Renzi che a ferragosto, alla presentazione del rapporto originario era esploso in un irato “basta lamentazioni”, hanno fatto scomparire il primo rapporto (almeno, personalmente, non ne ho trovata traccia fra i documenti pubblicati sul sito web Svimez), sostituendolo con una cinquantina di slides ed una sintesi, allegandovene una supplementare relativa al 2015, elaborata perché avvalorasse quella più pretesa che presunta, inversione di rotta. Il che ha consentito allo “special one gigliato” di prorompere in un festante “finalmente l’Italia non e più un Paese che marcia a doppia velocità”. Fingendo di non sapere che, andando avanti così, con una crescita dello zero virgola all’anno, al Sud servirebbero ben 130 anni per recuperare il ritardo. A patto, però, che il Nord si fermasse del tutto e non continuasse a crescere neanche di uno zero virgola in più di lui. E questo senza dire che fino a quando il Governo continuerà ad indirizzare all’”Italia della testa” l’84 per cento ed a quella del “tacco” solo il 16 per cento delle risorse finalizzate alle politiche industriali e si limiterà – al solo scopo di dire di aver programmato il suo sviluppo che , in questo modo, nessuno vedrà mai – a diffondere , come nel passato, pseudo-masterplan o meglio le sue “linee guide” di più, una sorta di analisi generale del contesto, senza indicazioni specifiche – parlando di tutto e del suo contrario – pensare che quest’ultimo possa crescere, più che un sogno, sarà sempre un’utopia. Anche se si promettono investimenti per 95miliardi. Un “vuoto a perdere” che preoccupa. Purtroppo, ufficializza l’apertura dell’ennesima cannibalizzazione delle eccellenze produttive del Mezzogiorno, da parte di imprese del Nord. Vi si legge, infatti, che “la stessa impostazione di una strategia industriale d’impresa può passare per la cessione di aziende o di quote di capitale orientata a dar vita a un assetto azionario che rafforzi il posizionamento di mercato e assicuri una riorganizzazione produttiva adeguata”. Scommettiamo che l’unica parte di questo “misteryplan” a verificarsi sarà proprio questa? Come mai , nessun “meridionalista illuminato” o “giornalone del Sud” se n’è accorto? “posteri la, non troppo, ardua sentenza”.