Marò: India, richiesta Italia è inammissibile

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La richiesta italiana di far rientrare Salvatore Girone in patria è “inammissibile”. E’ quanto si legge nelle Osservazioni scritte dell’India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio scorso e rese pubbliche oggi in occasione dell’udienza sul marò all’Aja. “C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso”, prosegue il documento. “Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso” dall’Italia, che finora sono state “insufficienti”.

Considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò “potrebbe durare almeno tre o quattro anni”, Salvatore Girone rischia di rimanere “detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni”, determinando una “grave violazione dei suoi diritti umani”. Per questo il Fuciliere “deve essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale” dell’arbitrato. Così l’ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano, nell’udienza al Tribunale arbitrale che si è aperta stamani all’Aja.

Modi non vuole conferenza stampa, Consiglio Ue insiste – Non è prevista conferenza stampa con il premier Narendra Modi al termine del 13/o vertice Ue-India, che si terrà nel pomeriggio a Bruxelles. Fonti del Consiglio specificano che nel programma dell’incontro è prevista, per ora, una dichiarazione comune ma si attende l’arrivo della delegazione indiana per “insistere” sullo svolgimento di una conferenza stampa, in cui Modi possa essere chiamato a rispondere a domande di giornalisti occidentali. Alti funzionari europei ieri hanno indicato che il tema centrale dell’incontro bilaterale tra Modi, il presidente del Consiglio Donald Tusk ed il presidente della Commissione Jean Claude Juncker sarà la vicenda dei marò italiani, che sarà messa sul tavolo dagli europei e che è stata “la più complessa nella preparazione del vertice”, il primo da febbraio 2012. Oggi all’Aja si tiene la prima giornata dell’udienza davanti al Tribunale arbitrale internazionale sulla richiesta italiana di far rientrare in patria Salvatore Girone, tuttora trattenuto in India.

Azzarello, detenzione Girone lede anche diritti Italia – Salvatore Girone “è costretto a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti. Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano”. Lo ha ribadito davanti ai giudici del Tribunale arbitrale, l’ambasciatore Francesco Azzarello, ricordando che i marò – coinvolti nell’incidente dell’Enrica Lexie mentre erano in servizio antipirateria per conto dello Stato – godono dell’immunità. L’India tuttavia “non ha rispettato nemmeno il principio basilare del giusto processo” e cioè quello di “formulare un capo d’accusa”.

‘Italia ha solide motivazioni, nutre speranze’ – “Non si tratta di essere ottimismi o pessimisti, ma ovviamente l’Italia nutre speranze, basate su solide motivazioni giuridiche e umanitarie, altrimenti non sarebbe venuta. Sarà poi il Tribunale arbitrale a decidere a favore o contro la richiesta italiana e in quali termini”. Lo ha detto l’ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano davanti al Tribunale arbitrare all’Aja, parlando con i giornalisti italiani a margine dell’udienza sul rientro di Salvatore Girone dall’India.

Legale Italia, Tribunale decida garanzie per rimpatrio – “L’Italia riconosce la necessità dell’India di avere garanzie” che Salvatore Girone ritorni in India, qualora il Tribunale arbitrale riconoscesse la giurisdizione indiana sul caso dei marò. E per questo invita il Tribunale a considerare di imporre “condizioni” per il suo rientro in patria, come quella di “consegnare il suo passaporto alle autorità italiane, di non viaggiare all’estero senza un permesso specifico e di riferire periodicamente alle autorità designate in Italia per tutto il periodo in questione”, cioè fino alla fine dell’arbitrato. Lo ha detto Sir Daniel Bethlehem, membro del team legale italiano davanti al Tribunale arbitrale all’Aja.

 

La richiesta italiana di far rientrare Salvatore Girone in patria è “inammissibile”. E’ quanto si legge nelle Osservazioni scritte dell’India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio scorso e rese pubbliche oggi in occasione dell’udienza sul marò all’Aja. “C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso”, prosegue il documento. “Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso” dall’Italia, che finora sono state “insufficienti”.

Considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò “potrebbe durare almeno tre o quattro anni”, Salvatore Girone rischia di rimanere “detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni”, determinando una “grave violazione dei suoi diritti umani”. Per questo il Fuciliere “deve essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale” dell’arbitrato. Così l’ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano, nell’udienza al Tribunale arbitrale che si è aperta stamani all’Aja.

Modi non vuole conferenza stampa, Consiglio Ue insiste – Non è prevista conferenza stampa con il premier Narendra Modi al termine del 13/o vertice Ue-India, che si terrà nel pomeriggio a Bruxelles. Fonti del Consiglio specificano che nel programma dell’incontro è prevista, per ora, una dichiarazione comune ma si attende l’arrivo della delegazione indiana per “insistere” sullo svolgimento di una conferenza stampa, in cui Modi possa essere chiamato a rispondere a domande di giornalisti occidentali. Alti funzionari europei ieri hanno indicato che il tema centrale dell’incontro bilaterale tra Modi, il presidente del Consiglio Donald Tusk ed il presidente della Commissione Jean Claude Juncker sarà la vicenda dei marò italiani, che sarà messa sul tavolo dagli europei e che è stata “la più complessa nella preparazione del vertice”, il primo da febbraio 2012. Oggi all’Aja si tiene la prima giornata dell’udienza davanti al Tribunale arbitrale internazionale sulla richiesta italiana di far rientrare in patria Salvatore Girone, tuttora trattenuto in India.

Azzarello, detenzione Girone lede anche diritti Italia – Salvatore Girone “è costretto a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti. Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano”. Lo ha ribadito davanti ai giudici del Tribunale arbitrale, l’ambasciatore Francesco Azzarello, ricordando che i marò – coinvolti nell’incidente dell’Enrica Lexie mentre erano in servizio antipirateria per conto dello Stato – godono dell’immunità. L’India tuttavia “non ha rispettato nemmeno il principio basilare del giusto processo” e cioè quello di “formulare un capo d’accusa”.

‘Italia ha solide motivazioni, nutre speranze’ – “Non si tratta di essere ottimismi o pessimisti, ma ovviamente l’Italia nutre speranze, basate su solide motivazioni giuridiche e umanitarie, altrimenti non sarebbe venuta. Sarà poi il Tribunale arbitrale a decidere a favore o contro la richiesta italiana e in quali termini”. Lo ha detto l’ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano davanti al Tribunale arbitrare all’Aja, parlando con i giornalisti italiani a margine dell’udienza sul rientro di Salvatore Girone dall’India.

Legale Italia, Tribunale decida garanzie per rimpatrio – “L’Italia riconosce la necessità dell’India di avere garanzie” che Salvatore Girone ritorni in India, qualora il Tribunale arbitrale riconoscesse la giurisdizione indiana sul caso dei marò. E per questo invita il Tribunale a considerare di imporre “condizioni” per il suo rientro in patria, come quella di “consegnare il suo passaporto alle autorità italiane, di non viaggiare all’estero senza un permesso specifico e di riferire periodicamente alle autorità designate in Italia per tutto il periodo in questione”, cioè fino alla fine dell’arbitrato. Lo ha detto Sir Daniel Bethlehem, membro del team legale italiano davanti al Tribunale arbitrale all’Aja.