Marines, sentinelle della morte Sedge: Ebola sarà arma antiUsa

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Sentinella della morteUna valigia dal doppio fondo abbandonata accanto a un ascensore sulla più grande portaerei del mondo a propulsione nucleare, la Uss George Washington, ormeggiata nel mediterraneo, diviene oggetto d’indagine. Un’urgenza e un’assoluta priorità per l’Ncis e non solo. Una valigia si apre e spalanca uno scenario di morte. Cosa nascondeva? E chi l’ha lasciata, svuotata e malcelata sotto una catasta di pallett, che solo le pulizie da cima a fondo hanno riportato a galla? Classificata a bordo come “fenomeno fuori dell’ordinario” e perciò sospetto. La caccia è incominciata. A chilometri di sicurezza in una lussuosa camera d’albergo, il Grand Savoy di Trieste, armeggia, sadico, con un telecomando a distanza – “la chiave” -, George Haddon, che della nave da sabotare porta il nome. E solo quello. Terrorista internazionale, ex soldato dell’esercito statunitense, “un tizio sfuggente e dall’aria da faina”, che lo strizzacervelli dell’esercito ritrae “come un eroe che non conosce la rinuncia”, ma che a un’analisi più attenta si rivela “un sociopatico”, è un mercenario della morte. Una sentinella della morte. Altrui. “Sentinella della morte” (Ciesse) è il titolo del romanzo che nasce come sceneggiatura adrenalinica per un film per la Columbia Pictures, quindici anni fa. Presentato in anteprima nazionale alla Feltrinelli di Napoli mercoledì 10 giugno, l’opera di Michael H. Sedge, ex marine e giornalista, scritto a quattro mani con Joel Jacobs, giornalista capo della Marina degli Stati Uniti, fu accantonato per ragioni di sicurezza nazionale. L’onda d’urto dello schianto degli aerei sulle Torri Gemelle l’11 settembre 2001, finì per investire in pieno anche il libro ed i loro autori. “Il thriller fu paragonato – racconta Sedge – per la precisione dei dettagli, ad un manuale per terroristi”. Fonte d’ispirazione potenziale. Così anche il libro finì chiuso come il più classico dei sogni nel cassetto, fino alla sua pubblicazione nel 2014 negli States e nel 2015 in Italia, divenuto una necessità. Durante la presentazione l’autore ha colto di sorpresa il pubblico con una simulazione delle riunioni dell’unità anticrimine della marina americana sulla prassi nella caccia ai terroristi. Sulle tracce della sentinella della morte. Il titolo inglese “Death Watch” è un rimando a una sensazione fisica e psicologica d’impotenza: non resta che stare a guardare le persone che muoiono di Ebola. Il virus non si diffonde per via aerea, ma solo per contatto. Riprodurlo sul campo è invece l’ossessione romanzata del protagonista per diffonderlo nell’aria come arma letale di distruzione di massa. Una vendetta fantomatica covata dal mondo arabo ma partorita dal suo esecutore “contro l’America che ha maltrattato il resto del mondo”.