Ha fatto clamore tra gli addetti ai lavori una battuta detta e non detta ai giornalisti dal presidente della Confindustria Vincenzo Boccia dopo aver ascoltato il ministro delle Attività produttive Luigi Di Maio in visita al Consiglio generale dell’Associazione riunitosi presso il Salone del Mobile in segno di riconoscimento del grande valore di quel settore per l’economia nazionale.
Sembrava uno di noi, è la sintesi del giudizio espresso in realtà dal presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti e sul quale Boccia si è ritrovato d’accordo per segnalare la svolta compiuta dal vicepremier pentastellato che di fronte al parlamentino della più rappresentativa organizzazione imprenditoriale del Paese ha cambiato totalmente tono e contenuti.
Tanto da aver riconosciuto l’importanza dell’interlocuzione con il corpo intermedio che in un primo tempo aveva cercato in tutti i modi di scavalcare (senza evidentemente riuscirci) e aver voluto raccontare alla platea con i più bei nomi dell’industria italiana, al di là del semplice saluto che avrebbe dovuto dare, i dettagli sul decreto per la crescita che tanto le sta a cuore.
Un gesto di forma ma anche di sostanza perché Di Maio ha mostrato di aver capito – a meno che la pratica della politica non lo abbia trasformato in un attore consumato – che senza il motore delle imprese l’Italia non va da nessuna parte. Semplicemente si ferma per poi arretrare mentre i Paesi concorrenti, dell’Unione e oltre, procedono nel loro cammino più o meno veloce.
Niente più prenditori, dunque, o affaristi o affamatori del popolo ma risorse indispensabili – gli industriali grandi e piccoli – per tornare a quella crescita alla quale adesso anche i 5Stelle anelano avendo intravisto che cosa potrebbe accadere se non si pone subito rimedio al rallentamento dell’economia che viene pure da lontano (l’intera Europa frena) ma che da noi è assai più marcata.
Al posto delle contumelie e dei provvedimenti punitivi come il famigerato Decreto dignità il vicepresidente del Consiglio mette la reintroduzione del super ammortamento legato agli investimenti in innovazione 4.0, uno stimolo al credito con il raddoppio dell’operatività del fondo di garanzia, la maggiore deducibilità dell’Imu sui capannoni e molte altre misure di analoga portata.
A scanso di equivoci, che sono però la cosa più difficile da evitare quando c’è la malafede, nel ringraziare l’ospite che veniva a portare la buona novella Boccia aveva ribadito in Consiglio una delle principali massime della casa: Confindustria giudica provvedimenti e non governi. Vale a dire che non esistono posizioni pregiudiziali ma tutto dipende dall’effettivo contenuto della proposta.
Ed ha esemplificato, il presidente: il Decreto dignità ci offende e lo abbiamo detto, il No alla Tav lo troviamo assurdo e continueremo a contrastarlo, la penalizzazione dell’auto italiana è un errore e lo abbiamo evidenziato con forza… ma il super ammortamento, il fondo di garanzia, l’Imu ribassata, lo sblocco dei cantieri sono tutte iniziative che condividiamo. Perché tacerlo?
Ecco, appunto, perché tacerlo? Da qui la battuta di Bonometti, non proprio una colomba nei rapporti con il governo, detta senza malizia e condivisa da Boccia per sottolineare il cambio di registro al quale si è assistito. Al Consiglio generale di Confindustria ha parlato un Di Maio inedito, rispettoso e consapevole del ruolo dell’impresa in una società che vuole crescere. Uno di noi.