Una nuova riforma della Magistratura Onoraria è alle porte o chi sa, ma è indubbio che la c.d. Cartabia abbia operato un cambiamento significativo per tanti di noi.
In senso positivo o negativo è un discorso a mio parere estremamente soggettivo ma di sicuro almeno per il sottoscritto c’è stato un cambiamento sostanziale quanto meno delle mie abitudini lavorative.
E sì perché come tanti miei colleghi circa due anni fa, con l’entrata in vigore della nuova disciplina della Magistratura Onoraria ho sostenuto la prova valutativa e all’esito con il superamento ho optato per l’esclusività delle funzioni.
Per esclusività delle funzioni è da intendersi come noto chi non esercita altra attività , ragion per cui mi sono cancellato dall’albo degli avvocati, laddove altri hanno fatto una scelta differente.
Sono onesto perché è evidente che per un GOT la riforma Cartabia ha rappresentato in ogni caso un grande cambiamento perché ha garantito una retribuzione fissa ogni mese certo non eccelsa ma è indubbio che per altri la riforma ha rappresentato un peggioramento del trattamento economico.
Di primo acchito dall’esterno ci si chiede per quale motivo abbia fatto una scelta di questo tipo, vista la differenza economica minima e visto che benissimo avrei potuto continuare ad alternare la professione di avvocato alle funzioni di magistrato onorario.
Ancora non sono mancate le perplessità di chi mi faceva presente che in questo modo avrei perso ogni garanzia previdenziale che invece l’iscrizione a Cassa forense mi garantiva e che quindi la mia scelta fosse quanto meno avventata.
Come non ricordare le facce stranite di alcuni amici o colleghi? Semplicemente ho fatto altre valutazioni e scelto di fare un cambiamento e poi per inciso la battaglia per un riconoscimento previdenziale per gli onorari è ancora in essere.
Chiariamo subito le motivazioni alla base di tutto ciò sono estremamente personali e in tutta onestà credo sia difficile che possano essere valide per altri ,vista la storia personale di ognuno.
Per quanto mi riguarda è stata una scelta serena, direi consapevole poiché in primo luogo sentivo di aver esaurito un percorso professionale e di non avere più le motivazioni adeguate per proseguire nell’attività forense e quindi innanzitutto si è trattato di un gesto di coerenza e di rispetto verso una professione che ho svolto per tanti anni.
Certo viene naturale pensare che le difficoltà che la professione vive abbiano avuto il loro peso ma per quanto mi riguarda non è così o per lo meno non hanno avuto un peso preponderante anche se può sembrare strano e perché no diciamolo apparire ipocrita.
Ho semplicemente avvertito l’esigenza di chiudere un percorso come detto nella difficoltà di svolgere due attività in contemporanea e ho fatto una scelta anche se porterò dentro di me il ricordo di questi anni come avvocato e sono fiero del mio precedente cammino professionale.
Questo perché l’impegno di Magistrato Onorario che ha cominciato ad assorbirmi sempre di più e ho reputato in tutta onestà presentatasi l’occasione preferibile fare una scelta: certo c’è chi ci riesce ma io con gli anni ho avvertito sempre maggiori difficoltà.
Non è stato affatto facile per tanti anni riuscire a conciliare l’impegno professionale con quello di onorario, quest’ultimo portato avanti per troppi anni per pura passione perché quanto percepiva un GOT erano appena 98 euro lordi: quasi nulla.
Chiariamo e chi mi conosce lo sa non provo invidia nei confronti dei colleghi Giudici di Pace a cui tanti sono legato da amicizia fraterna ma è un dato di fatto che le retribuzioni degli onorari di tribunale andavano adeguate.
E qui il pensiero non può che andare ai nuovi magistrati onorari agli” Orlandini” cioè coloro che sono entrati dopo la riforma Orlando che purtroppo percepiranno poco meno di un obolo ; ma quando ci si renderà conto che dignità della funzione onoraria esige una retribuzione adeguata?
Ma tornando a me “il dado è tratto“: e ora?
Nell’immediato non è cambiato nulla e per quanto mi riguarda continuo a fare quello che facevo prima solo che adesso ho la possibilità magra o meno ognuno la vede come vuole di potermi concentrare solo sull’attività di magistrato onorario.
Nel futuro c’è la certezza che occorre ancora continuare a lottare per il riconoscimento dei diritti che spettano alla categoria ma non mi spaventa tutto ciò.
Certo sono pienamente consapevole delle difficoltà che ci saranno sul mio cammino e che non sono un pubblico dipendente ma non sono assolutamente deluso perché se avessi voluto o potuto , non importa in questa sede, avrei fatto un concorso.
La questione è molto meno complessa di quella che può sembrare , perché non sono pervaso da illusorie aspirazioni.
Auspico semplicemente che ad ogni Magistrato Onorario sia esso esclusivista o non esclusivista , sia consentito di svolgere il proprio compito con dignità e decoro, ovvero con un trattamento economico e previdenziale adeguato e con le dovute garanzie.
Una cosa ci tengo a chiarirla perché talvolta ho avvertito come dire un po’ di confusione dall’esterno , ovvero che Il lottare per i diritti della categoria non nasconde alcun pensiero recondito.
In poche parole tutto ciò non è assolutamente indice che dentro mi senta un Magistrato Togato e come dire abbia cercato la possibilità di poter indossare la toga come mio padre ; nulla di più errato perché la magistratura Onoraria ha una sua specificità e univocità che la distingue da quella professionale.
Certo la mia storia professionale potrebbe portare a considerazioni di questo tipo perché non superare la prova preselettiva per il concorso in magistratura per un solo errore è un qualcosa che a tanti anni di distanza mi fa ancora male ( sono onesto !) ma le cose stanno diversamente.
Quella del concorso in Magistratura è una fase che appartiene al passato che non rinnego ma le funzioni che svolgo da anni come onorario sono altro e non avrei potuto svolgerle mosso dal rimpianto.
Nel corso degli anni ho poi acquisito sempre maggiore soddisfazione nelle funzioni onorarie che svolgevo e per quanto la categoria dei GOT fosse poco considerata sotto tutti i punti di vista ho trovato gradualmente una mia valorizzazione sia pure con tutti i limiti del caso.
Così quando ho intravisto con la riforma Cartabia della Magistratura Onoraria uno spiraglio per una sistemazione dignitosa( la strada lo ribadisco è ancora lunga da fare , questo è ovvio) la scelta è stata serena e per la verità non ho avuto dubbi.
Scelta maturata con consapevolezza e che ha portato ad un cambiamento della mia vita come del resto in tanti colleghe e colleghi.
Tuttavia una consapevolezza è da sempre presente in me: l’appartenere ad una categoria estremamente variegata con posizioni che si differenziano l’una dall’altra e quindi ciò che per me è una vera e propria scelta di vita per altri può essere una grande penalizzazione e per altri ancora non ha alcuna valenza.
Attenzione questa è la chiave per comprendere una categoria che si compone di tante anime con esigenze differenti che per altri possono apparire insignificanti ma che per l’interessato sono tutto e sono spesso alla base delle sue scelte come la mia vicenda insegna.
Nell’ambito della magistratura a mio parere prima che esclusivisti e non esclusivisti ( un tempo GOT e GDP e VPO) ci sono migliaia di persone ognuno con una propria storia , con un proprio percorso professionale che ha trovato una dimensione personale all’interno delle funzioni onorarie che non vale per altri.
Sono consapevole di questa particolarità e sono convinto nel mio profondo che occorra non lasciare indietro nessuno salvaguardando le varie esigenze come la nuova riforma non sembra purtroppo stia facendo con la riduzione dello stipendio per i non esclusivisti.
Se adesso mi guardo indietro sia pur con il dovuto rispetto per il mio passato devo dire che la scelta dell’esclusività delle funzioni è una scelta che rifarei perché le motivazioni alla base sussistono ancora e poi perché credo che abbiamo avviato un percorso che deve essere completato.
Per il futuro mi auguro prima di tutto che ci sia sempre più coraggio nel percorso di sistemazione definitiva della Magistratura Onoraria verso cui diciamolo qualche pregiudizio sussiste, perché sotto sotto non tutti sono convinti dell’univocità della figura e sono a torto preoccupati di non consentire che si possa giungere ad equiparazione con la Magistratura professionale.
Per dire non si spiega diversamente il divieto anche nel progetto di riforma in cantiere di consentire i trasferimenti fuori distretto che anzi gioverebbero all’efficienza della macchina giudiziaria.
Ipotesi questa come tante altre, forse utopie o forse semplici discussioni , di sicuro una soluzione definitiva per la questione esige maggiore coraggio perché ci troviamo davanti a professionisti come il sottoscritto che esclusivisti o non esclusivisti hanno dedicato, dedicano e dedicheranno energie a contribuire all’amministrazione della giustizia.