Magistratura Onoraria, la ricetta? Un po’ di buon senso

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di Nico Dente Gattola

Nell’eterno cantiere della magistratura onoraria la riforma c.d.” Cartabia “ si caratterizza per l’ennesima divisione. Divisione che si accentua ulteriormente con la riforma attualmente in cantiere con l’esecutivo in carica.
Ebbene si perché dopo anni e anni di contrapposizioni tra GOT e GDP si è passati a quella tra esclusivisti e non esclusivisti , ovvero tra coloro che hanno scelto di non svolgere altra attività e altri che invece hanno optato per non abbandonare la precedente attività , cui affiancare l’attività di magistrato onorario.
Chiariamo subito come il dibattito sulle differenze tra GOT  e GDP anche in questo caso ci troviamo davanti ad una discussione sterile, per lo meno all’interno della categoria perché  si tratta di determinazioni altrui in cui l’impatto dei diretti interessati è stato pressoché nullo.
Ora se l’impianto della riforma Cartabia ha destato in una parte degli onorari perplessità   la riforma in cantiere che prevede una riduzione degli emolumenti per i non esclusivi e un aumento al contrario per coloro che optano per il regime dell’esclusività ha provocato non poche polemiche.
Le due posizioni sono entrambe legittime ci mancherebbe perché la figura del Magistrato Onorario è di per sé variegata e non consente un inquadramento univoco.
Certo si dirà che il termine” onorario” giustifica l’eterogeneità professionale dei suoi componenti ma non tiene conto della riforma in essere che ha tracciato una linea di demarcazione ben precisa tra coloro che hanno scelto di dedicarsi solamente all’attività di Magistrato Onorario e coloro che al contrario hanno inteso continuare a svolgere anche altra attività.
Il punto è proprio questo: valorizzare entrambe le posizioni al netto ovviamente delle criticità che il nuovo testo presenta e  su cui varrà la pena di spendere qualche parola.
Infatti se è vero che il Magistrato Onorario non è un Magistrato professionale perché non ha fatto un concorso è pur vero che dopo tanti anni la figura ha una sua specifica connotazione all’interno dell’ordinamento giudiziario con una propria dignità e connotazione che non può essere mortificata.
Da un lato abbiamo infatti dei professionisti che hanno fatto quella che senza enfasi può essere definita la classica “ scelta di vita” e hanno deciso di abbandonare ogni altro impegno per i più disparati motivi , vuoi per motivi di ordine economico , vuoi perché volendo fare una nuova esperienza economica.
All’opposto ci sono poi coloro che invece non intendono fare questa scelta e tutto sommato reputano accettabile l’attuale situazione.
Inutile soffermarsi sull’una o sull’altra posizione perché entrambe meritano dignità e considerazione e possono coesistere senza problemi e non impongono che l’una prevalga sull’altra  replicando un copione già visto in passato.
La memoria torna infatti ai tempi in cui tra GOT ,VPO e GdP vigevano sostanziali differenze che avrebbero potuto essere armonizzate con interventi appositi che avrebbero potuto innalzare le retribuzioni dei primi due al livello degli onorari di pace.
Ancora si sarebbe potuto incentivare una migrazione nei ruoli della Magistratura di Pace degli Onorari, cosa abbastanza sensata in previsione dell’aumento delle competenze ma ovviamente nulla è stato fatto.
Qualcuno può obiettare in astratto a ragione che si trattava di figure tra loro differenti con norme differenti alla base ma con appositi interventi come la riforma c.d.” Orlando” purtroppo insegna tutto ciò poteva essere superato.
Ancora in modo errato si può leggere in queste parole una sorta di  malcelata invidia nei confronti del trattamento economico riservato in passato ai giudici di pace ma non è assolutamente così.
Piuttosto è l’amara constatazione di come quando ci si trova al cospetto della Magistratura Onoraria il buon senso sia messo da parte a costo anche di compromettere gli obiettivi da conseguire.
Anche nella riforma in cantiere sarebbe stato preferibile nel quadro dell’incentivazione dell’esclusività delle funzioni salvaguardare quanto previsto dalla riforma varata dall’ex Ministro Cartabia per i c.d. non esclusivi.
Allo stesso tempo coloro che hanno scelto l’esclusività delle funzioni hanno tutto il diritto di vedere valorizzata adeguatamente la propria scelta.
Non è utopia ne un volo pindarico ma le due posizioni potrebbero essere tutelate in modo concreto e non astratto allo stesso tempo.
Tanto più che la riforma c.d. “ Cartabia” ha previsto sostanziali rinunzie da parte delle toghe onorarie come i diritti vantati sul pregresso foriera di non pochi dubbi così come non bisogna dimenticare che all’atto dell’avvio della procedura valutativa , era già stata effettuata la valutazione di conferma quadriennale.
Interventi che come quelli attualmente sul tavolo sono conseguenza a giudizio della controparte, della procedura per infrazione che pende sul nostro paese per la condizione riservata alla Magistratura Onoraria, ma che inutile nasconderlo saranno foriere di future vertenze.
Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: si potrà mai dare una sistemazione definitiva alla figura del Magistrato Onorario?
A costo di sembrare ottimisti senza senso possiamo affermare di si a patto di un cambiare atteggiamento nei confronti della categoria. Vale a dire una volta per tutte occorre  prendere contezza che il magistrato onorario ha una sua specificità la cui valorizzazione non potrà portare in nessun caso ad una sorta di equiparazione con la figura del Magistrato professionale.
In caso contrario ogni intervento che verrà effettuato anche in futuro è destinato per forza di cose ad essere incompleto.
Tanto per capirci la riforma che l’esecutivo in carica vuole varare prevede i trasferimenti all’interno del distretto escludendo quelli extra distrettuali sul mal celato presupposto che in caso contrario le due figure sarebbero di fatto equiparate.
Ancora e qui si va a toccare sicuramente un nervo scoperto , sarebbe sensato prevedere un seggio al CSM anche per gli onorari solo per garantire con gli opportuni limiti una rappresentanza in questa sede.
Si tratta chiaro di semplici auspici  che in primo luogo hanno lo scopo di stimolare un dibattito.
Insomma anche se può sembrare retorico basterebbe un po’ di buon senso per sistemare una volta e per tutte la posizione della Magistratura Onoraria.
Ma ci si può chiedere per quale motivo per dire chi come chi scrive ha optato per l’esclusività delle funzioni è critico nei confronti della riforma che sta per essere varata?
Non è così  perché si tratta di segnalare delle criticità che in ogni caso nel miglioramento della propria condizione comunque sussistono.
Tanto più che persiste il limite da sempre evidenziato : vale a dire non riconoscere la specificità e la particolarità della funzione svolta dal Magistrato Onorario e senza cui non si potrà mai giungere ad una sistemazione definitiva della questione.