L’uso delle buone maniere deve essere sempre e comunque adottato, anche in situazioni non pacifiche

in foto Vladimir Putin

Ancora una volta a oriente si agisce in barba ai rudimenti, seppur minimi, del vivere civile. Un delinquente con il salvacondotto del Cremlino, il comandante della famigerata accolita di mercenari, la Wagner, del quale non vale la pena nemmeno di citare il nome, continua a comportarsi in maniera inqualificabile. Lo fa per la sua turpe attività, quella di uccidere al soldo di un fedelissimo di Putin, un servo sciocco miliardario. Se proprio si vuol fare un riferimento, è peggiore del più esecrabile affiliato della r mafia russa. Non che quanto aggiunga o tolga qualcosa al personaggio, ma è normale riferire che quello spietato assassino si sente in diritto di insultare gratuitamente Crosetto, il Ministro della Difesa. La risposta a tanto a Napoli e dintorni sarà stata immediata: “che parliamo a fare -perchè insistiamo a parlare- sempre delle stesse cose”, trascurando di conseguenza I problemi reali, Sembra una maledizione, perché quegli stessi tormentano giorno dopo giorno sempre di più il Paese e il resto del mondo.
In campagna diranno che ogni botte dà il vino che contiene e che non si può estrarre il sangue dalle rape. Intanto il mondo continua a girare, trascinando così e rimescolando, a mò di impastatrice, i suoi problemi, tra di essi le miserie accennate prima. Saggezza popolare vorrebbe che tali modi di proporsi venissero ignorati, in ossequio al detto che vuole che il maggior disprezzo che si possa esprimere in situazioni del genere sia la noncuranza verso la persona fuori luogo. È un eufemismo per indicare un mercenario che pratica ogni tipo di nefandezza. Pertanto è giusto che si risponda per le rime al burattinaio di turno che lo aziona a al quale da conto del suo operato. Tutto ciò contribuisce a distogliere l’ attenzione generalizzata da quanto nei giorni scorsi era stato descritto come un pò di “mare”, cioé acque agitate, ma non più di tanto. Fatto sta che quello sciabordio presto potrebbe rivelarsi p uno tsunami vero e proprio. La Silicon Valley Bank, creata al solo fine di finanziare le start up ubicate nella valle da cui prende il nome, è finita in default con le conseguenze facilmente immaginabili. Fin qui un “può capitare”, anche se tirato per i capelli, lo si può ancora accettare. Ciò non toglie che, al di qua dell’Atlantico, lunedì le borse sono andate in fibrillazione e la chiusura può essere definita da incubo. Quella che tra le europee ha registrato il risultato peggiore è stata la Borsa di Milano. Ciò si spiega per il fatto che, tra di esse, è quella che si trova in listino il numero maggiore di attività finanziarie bancarie e non. Senza assolutamente voler fare paragoni o trarre conclusioni affrettate, la disfunzione rovinosa di quella banca, riconsiderata ex post, sembra un caso da manuale. Eppure gli aziendalisti del Nuovo Mondo sono stati da sempre in prima linea a sostenere che, a partire dai primi anni ’60, i criteri della ragioneria avevano fatto il salto di qualità. Precisamente erano evoluti da strumenti tecnici a argomenti scientifici, quelli trattati dalla’ Economia Aziendale. Tra i primi studiosi di tale materia, a tirare la volata fu nei primi anni ’50 appunto un americano, George S. May .Quel manager innovatore andò ben oltre la messa a punto dei principi salienti della ragioneria. Arrivò a formulare il concetto che, mentre quest’ ultima rileva i fatti di gestione di una azienda per trasformarli in cifre da appostare in bilancio, l’ Economia Aziendale a sua volta utilizza le stesse espressioni numeriche per decidere quali strategie aziendali debbano essere impostate. Inoltre stabilisce che un’ azienda deve operare destreggiandosi con attenzione tra i suoi punti di forza e quelli di debolezza. Uno di questi ultimi è quello di avere pochi clienti, seppure importanti, tutti dello stesso genere o quasi. L’azienda di credito californiana che la scorsa settimana ha chiuso con clamore e rovinosamente i battenti, era tarata per l’appunto da tale vulnus: concedeva credito solo e esclusivamente alle start up della Silicon Valley. È bastato così che andasse in crisi quel comparto per mandare, in men che non si dica, a gambe all’aria quella banca. Ora bisognerà attendere a stretto giro gli effetti negativi che si evidenzieranno di conseguenza nell’intero mondo della finanza, quindi del credito. Certamente la vicenda è stata come benzina sul fuoco e ancora non è ipotizzabile fin quando durerà e fin dove si propagheranno le fiamme. Senza dimenticare che in queste situazioni viene a galla una componente irrazionale, simile al panico, che fa si che il danno possa aggravarsi ancor più. Ciò che in particolare si presta a innescare comportamenti sconsiderati, è la sfiducia generale che finisce per assalire tutti i clienti o quasi. Ora il rapporto tra banca e questi ultimi è classificato innanzitutto come di tipo fiduciario. Così lo definisce la tecnica bancaria e, al momento, è proprio lo stesso che hà ricevuto un vero e proprio scossone per i fatti recenti prima accennati. L’augurio è che esso non porti a aggiungere l’ attuale evento negativo a quelli verificatisi non tanto tempo fa. A Roma si sarebbe detto:”est modus in rebus”, c’è un limite per ogni cosa. L’ augurio è che questa volta la raccomandazione appena enunciata possa essere osservata con la dovuta diligenza.