L’uomo, l’intelligenza artificiale e l’attesa degli “anni verdi”

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Oggi ci preoccupiamo di come le nuove tecnologie possano migliorare la mente umana e darci accesso ad esperienze sconosciute. Dovremmo però con altrettanto interesse concentrarci sul sapere da dove viene un’idea e sul come essa matura e si trasforma in un’azione creativa. L’attività del cervello e l’abbondanza delle strategie mentali vengono allora in primo piano. Nel mondo delle tecnologie l’informazione è assorbita ed elaborata molto più velocemente di quanto siamo capaci noi. Nel mondo degli esser umani torreggia l’innata capacità di creare. Noi possediamo l’immaginazione che avvolge in un abbraccio arti, discipline umanistiche e scienze. I tratti di quest’amplesso non hanno immediata rilevanza pratica e applicazione a breve termine. Essi rifuggono dalla mentalità utilitaristica che esige misurazioni per poi stilare graduatorie. Eppure, a dare vita a nuovi modi di vedere e pensare e inventare è una mente aperta che libera l’immaginazione e affronta l’imperfezione e l’incertezza abbattendo le frontiere disciplinari e della specializzazione.

La collaborazione tra l’uomo e la tecnologia e la socializzazione tra esseri umani la cui mano che opera e la testa che pensa sono intimamente connesse esigono un’istruzione reimmaginata. L’interazione tra le dita e la mente combina l’educazione tecnologica con le arti liberali. La nostra attesa è, allora, per gli ‘anni verdi’ – quello che nell’atmosfera shakespeariana è il tempo giovanile dell’innocenza e dell’entusiasmo che si associa all’avvio di una nuova avventura umana.
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