Lou Marinoff illumina l’Italia con nuove interconnessioni di pensiero

Lou Marinoff, professore di filosofia al City College di New York, pioniere della filosofia pratica, autore del best seller “Platone è meglio del Prozac”, ha illuminato con la sua profonda cultura e le sue innovative pratiche filosofiche la sala Congressi di Roma, ove ha tenuto la lezione magistrale “Il risveglio del filosofo interiore. La farmacia dei filosofi nella società medicalizzata”, in occasione del Convegno Nazionale di Pratiche Filosofiche, organizzato dalla PRAGMA (Società Professionisti Pratiche Filosofiche) cui ha aderito anche l’Associazione di Counseling filosofico Metis di Napoli, diretta dalla professoressa di filosofia Giovanna Borrello. Con Marinoff si è respirata subito aria d’oltreoceano, il suo linguaggio è nuovo e la simpatia del conferenziere è stata straripante e contagiosa. Con grande immediatezza ha trasferito al pubblico il concetto di felicità, da andare a recuperare nella filosofia antica, per affrontare il presente di una società post-moderna, quale quella americana, che è senz’altro veloce ed efficientista, ma anche tanto ammalata, in quanto il concetto di buona vita o ben-essere, “good life”, si traduce sempre più non in qualità di vita ma nel far soldi (making/spending lots of money), gli unici in grado di garantire una condizione esistenziale positiva. I due concetti, benessere e ben-essere, non si escludono, tuttavia il problema è l’appiattimento in basso in una prospettiva edonistica-consumistica eccessiva (homo consumens), in luogo della ricerca di una sana eudemonia, ossia della felicità per la vita. La depressione viene, allora, riconvertita in una condizione di “unhappiness”, d’infelicità, ossia uno stato esistenziale di prostrazione e disagio, per uscire dal quale non bastano le molecole sintetiche, che possono al più risolvere il problema biologico, ma occorre risvegliare il filosofo interiore, l’unico che può sovvertire il presente, aprendosi a narrazioni esistenziali nuove che si riconnettano al passato antico. Occorre raccontarsi l’uomo in maniera diversa, narrarsi l’esistenza secondo le declinazioni di vita rese possibili dal presente, intravvedendo insperate possibilità di felicità che si possono dare nell’hic et nunc solo recuperando appieno dignità esistenziale, anche quando patologie medio-gravi, come quella oncologica, e/o neurologica e reumatologica, hanno danneggiato l’integrità del patrimonio biologico. Il disagio psicologico, trattato ormai negli Stati Uniti d’America solo con molecole, a differenza di vent’anni fa quando si prescriveva anche la psicoterapia, non risolve il problema esistenziale di fondo: vivere il presente con dignità e farsi trovare veramente “vivi dalla morte”. Servono nuove domande su di sé e sul mondo al cliente che incontra il filosofo e intraprende con lui l’antico dialogo socratico; non ci sono formule già predisposte per tutti, il risveglio del piccolo filosofo avviene in ciascun singolo, che vive nella sua interiorità la vertigine esistenziale nietzschiana, sempre sospeso tra la bestia e l’uomo. La ricerca di una nuova identità esistenziale pregna di dignità, lo fa approdare all’antica saggezza di Platone ed Aristotele, all’essenza della vita, in direzione di una perenne ricerca del Bene e della Felicità: “Qualunque fiore tu sia sboccerai” è il diktat del consulente filosofico. I saperi antichi di Aristotele, Buddha, del taoista Confucio, degli stoici Seneca, Epitteto, Marco Aurelio, filtrati e scarnificati da Lou Marinoff nei loro contenuti essenziali, diventano idee-motori dell’uomo newyorkese contemporaneo, appaiono pura filosofia dal profondo contenuto etico che fa emergere l’umano dell’uomo e gliene fa trarre vantaggio. Il terapista filosofico Marinoff, al pari di un Socrate antico, accende, illumina l’uomo del XXI secolo e lo pone on the road, in grado con la sua visione positiva di affrontare il presente, partecipando, sì, ad una visone contemplativa dell’esistenza mediante la domanda, ma anche, come gli antichi, di andare oltre l’ottica iperuranica, agendo con pratiche volte a modificare il mondo circostante dopo che il cambiamento è già intervenuto nella propria weltanschauung ed è possibile aprirsi con rinnovata curiosità alla realtà esterna. “Risvegliare il filosofo interiore” nell’altra persona significa aiutarlo a vivere bene il proprio essere uomo, farlo permanere in una condizione di felicità, renderlo saggio, illuminando i margini oscuri della vita, farlo uscir fuori con acume dal cono d’ombra della malattia, intesa come condizione esistenziale ancor più che biologica. Ogni uomo con il suo racconto e la sua biografia incontra il filosofo, e ne nascono interconnessioni esistenziali che lo traggono fuori da qualunque appiattimento statistico o misura standardizzata dell’umano, per farlo entrare in quella dimensione propriamente spirituale, noetica, della vita a cui la scienza non sa rispondere. Si tenta così di trasformare qualunque veleno in medicina, evitando la nefasta dipendenza emotiva che l’antica psicoanalisi alla Woody Allen determinava nel rapporto terapeuta-paziente, portando avanti una vera e propria “terapeutica della condizione umana”. Giovanna Borrello, fondatrice della Metis di Napoli, ha diretto e moderato la tavola rotonda su quest’ultimo argomento cui hanno preso parte i consulenti filosofici: Giancarlo Marinelli, Patrizia Cipolletta, Elisabetta Zamarchi, Ippolita degli Oddi. La terapia va intesa come pratica trasformativa, uscita dalla caverna platonica, traduzione di qualunque esperienza di realtà in esperienza di significato. Potenziare filosoficamente dei vissuti non ha alcuna finalità teoretica, bensì pratica, come ha ben sottolineato Luca Nave, ricordando l’origine antiaccademica del movimento delle pratiche filosofiche. Affascinante e dalla suadente parlata spagnola, l’altro ospite d’onore David Sumiacher, pedagogista -filosofo proveniente dal Messico, co-fondatore e docente di CECAPFI (Centro Educativo para Creación Autónoma en Pràcticas Filosóficas), ha fatto riferimento alla Philosophy for children. Nei bambini ci sono sentimenti filosofici potenziali da risvegliare non solo con i logoi ma anche attraverso l’attività creativa e i movimenti corporei. La filosofia è coinvolta nell’esistenza della persona e i processi mentali possono divenire processi filosofici purché ci si prenda davvero cura dell’Altro, quest’ultimo inteso nell’accezione etica di Lévinas. Giovanna Borrello ha ricordato l’antica etimologia greca, therapeia, dell’attuale parola terapia, interpretata per la consulente filosofica partenopea con un significato troppo ristretto rispetto alle esigenze di cura che il mondo globalizzato impone nel presente. Al dibattito ha partecipato con vivo interesse il pubblico, composto di addetti ai lavori, ma anche di spettatori curiosi d’ascoltare la ventata d’antica novità del brillante professore statunitense Lou Marinoff.