In questo periodo di emergenza è utile illustrare un problema diffuso tra i vari lavoratori, ovvero lo stress da lavoro correlato. Il termine stress era originariamente utilizzato nel settore della fisica con riferimento a una tensione o pressione fisica applicata su qualsiasi oggetto materiale. Hans Selye aveva condotto in Canada degli studi proprio su questo fenomeno. Il dottore definì lo stress come la risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso dall’ambiente esterno o come la risposta che l’organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di vari tipi di stimolo a carattere fisico, sociale od ambientale. Secondo lo studioso la reazione fisiologica allo stress ha natura trifasica:
– Una fase iniziale di allarme: il soggetto viene bombardato da pressioni esterne
– Una fase di resistenza: il soggetto cerca di opporsi a queste pressioni
– Una fase finale di esaurimento: in cui, perdurando agli agenti stressanti, vengono meno le difese del soggetto.
Il datore di lavoro è obbligato a effettuare una valutazione dei rischi in azienda, ossia una valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria opera finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione. L’oggetto della valutazione dei rischi, ovvero che cosa si valuta, può essere di varia natura. La valutazione deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi.