Lo smart working

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Lo smart working si configura come un nuovo approccio all’organizzazione aziendale, non ancora definita perché non c’è ancora una normativa che la sostiene. Con la globalizzazione e con le tecnologie sempre più diffuse con le automazioni, le organizzazioni aziendali cercano modelli sempre più flessibili, negli orari e negli strumenti organizzativi, ma sia il managment e sia i lavoratori hanno acquisita una nuova mentalità. Con internet si arriva in ogni casa o in azienda: tablet, smartphone e blackberry, oramai sono strumenti di lavoro quotidiani che i lavoratori adoperano da casa ed anche per strada e possono distaccarsi dalle aziende. Una persona che entra nella nuova organizzazione, deve avere la responsabilità, nel nuovo modo di lavorare, assumersi i compiti ed i ruoli, non fare errori, e dare un contributo concreto all’organizzazione. Per il layout aziendale, solo la produzione può restare nelle imprese, mentre le persone possono lavorare a casa facendo risparmiare 176 ore per anno per due giorni alla settimana come ha chiarito Mariano Corso, Ordinario di Ingegneria dei Sistemi, Politecnico di Milano. Ultimo problema è il monitoraggio costante degli obiettivi da raggiungere, indispensabile per un’analisi dei risultati, per valutare l’efficienza del personale, a seguito dell’introduzione del nuovo modello organizzativo. In Italia non c’è una norma specifica sullo Smart Working, un quadro normativo inesistente, in attesa dell’attuazione di una legge organica e sistematica che disciplini tale istituto. La conciliazione dei tempi di vita e lavoro attualmente, è affidata alla normativa dei congedi genitoriali tramite l’applicazione delle disposizioni del D.lgs. 151/2001; mentre la flessibilità oraria viene spesso identificata con il solo part-time. Nel Regno Unito dal 30 giugno 2014 tutti i lavoratori hanno diritto di richiedere il lavoro remoto ed i datori di lavoro sono costretti a motivare un eventuale rifiuto. Il mondo lavoro sta cambiando.