L’Italia scommette sul cibo:
entro 5 anni export a 50mld

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Le speranza di ripresa dell’economia italiana sono legate, in buona parte, allo sviluppo del settore agroalimentare. Ma perché questo fondamentale segmento del made in Italy possa Le speranza di ripresa dell’economia italiana sono legate, in buona parte, allo sviluppo del settore agroalimentare. Ma perché questo fondamentale segmento del made in Italy possa liberamente svilupparsi è necessario un salto di qualità strategico. Ad affermarlo, nel corso dell’Italy Food World Summit (la due giorni chiusasi ieri a Salerno e definita da Paolo De Castro, componente della commissione Ue per l’Agricoltura, “evento aperitivo” in vista di Expo 2015) è Mauro Rosati, consigliere del ministro Martina per il Made in Italy. Il quale sottolinea le enormi prospettive del comparto in un mercato internaziona che mostra grande interesse per i prodotti italiani; potenzialità, tuttavia, che vanno accompagnate da una riorganizzazione dell’offerta. “Il 17 febbraio – afferma – abbiamo un tavolo della grande distribuzione organizzata che ci aiuterà a trovare un accordo perché i nostri prodotti abbiano un posto privilegiato all’interno, appunto, delle grandi catene: l’unica arma che abbiamo per far crescere il fatturato delle Pmi agroalimentari italiane. Nei prossimi mesi partirà un’azione coordinata con il ministero e con i consorzi più importanti. Come ministero delle Politiche agricole abbiamo chiesto al ministero dello Sviluppo economico di collaborare, e il decreto Sblocca Italia per la prima volta ha permesso di condividere questo piano strategico: 150 milioni in più saranno dedicate alla promozione del Made in Italy. Questa mossa nei prossimi tre anni accompagnerà le imprese nel tentativo di aumentare i loro volumi d’affari all’estero, con l’obiettivo per il 2020 di arrivare a 50 mld provenienti dall’ export”. Al centro della due giorni anche il fenomeno dell'”italian sounding” (la contraffazione e falsificazione dei prodotti alimentari made in Italy) il cui fatturato,secondo le stime è di circa 54 miliardi di euro all’anno, producendo danni sempre maggiori alla nostra economia, anche in termini di perdita di posti di lavoro, circa 300 mila secondo quanto affermato dallo stesso Mauro Rosati. Al meeting promosso da Gruppo VéGé (primo gruppo italiano della grande distribuzione associata), col patrocinio del Ministero delle Politiche agricole e del Comune di Salerno, hanno partecipato centinaia di Pmi italiane, 15 delegati e ospiti internazionali come il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, il vice ministro dell’Agricoltura della Federazione Russa Ilyia Shestakov e il responsabile delle relazioni economiche internazionali del governo di Mosca Sergey Cheremin. L’incontro ha avuto anche lo scopo di aprire un confronto diretto tra le Pmi italiane del comparto e le aziende americane, russe e arabe e mostrare sul piano pratico come fare per internazionalizzare il prodotto tipico italiano.