L’Istat continua a pubblicare notizie su alcuni parametri strategici. Tra molti di essi sconfortanti, se ne possono individuare alcuni positivi e non di poco conto. Gli ultimi a essere stati comunicati ieri riguardano l’occupazione.
Il suo contrario, la disoccupazione. Va da sé che il primo dato, in sostanziale crescita sia nel breve periodo che in quello medio lungo, debba essere interpretato positivamente senza limitazioni di alcun genere. Anche perché non si è presentato all’improvviso, con le caratteristiche di un fuoco di paglia, destinato a esaurirsi in un periodo breve o poco più. La crescita di quel dato non riguarda tanto la somma dei contratti di lavoro a termine, quanto quelli a tempo indeterminato. La precisazione appena fatta dovrebbe corroborare il risultato di un’ altra rilevazione dello stesso ISTAT, diffusa verso la fine dello scorso anno. Essa dava in ripresa la fiducia delle Imprese e delle famiglie nell’inizio per l’Italia di un nuovo Miracolo Economico degli anni ’60, ma quanto meno alla situazione di relativo benessere durata quasi fino alla conclusione del secolo scorso. L’incremento degli occupati incide positivamente sull’andamento dei consumi, anche se è opportuno aggiungere che la dinamica dei salari è degli stipendi per ora sta segnando il passo.
Il rovescio della medaglia, la disoccupazione, per quanto è stato appena riportato, è in calo. Al suo interno, allo stesso tempo, esiste una componente che, pur potendosi considerare la situazione attuale del Paese, con un eufemismo, confusa, non arresta il suo passo. Il riferimento va al tasso di inattività, cioè della rinuncia a cercare un posto di lavoro da parte di soggetti idonei, al di sotto dei trentacinque anni di età. Il problema deve essere affrontato rapidamente e con altrettanta celerità risolto, per una serie di motivi. Non è esagerato pensare che, permanendo attivo quel comportamento sociale, presto una o più generazioni resteranno escluse da ogni possibilità di occupazione nella corretta accezione del del termine. Il fenomeno apporterebbe altre modifiche negative al mercato del lavoro come un bradisismo lo fa con l’ambiente. Considerazione dolente eppur realistica è che l’offerta di lavoro non ufficiale, includendo in essa anche quella di tipo criminale, potrebbe allargarsi a dismisura. Notizie ancora non ufficiali danno in sensibile aumento dappertutto nel mondo l’attività economica illegale, comprendendo in essa anche i traffici di droga, esseri umani, valute e molto altro ancora. Anche da Bruxelles arrivano notizie positive circa l’andamento dell’occupazione nella UE, che replicano all’ incirca le proporzioni di quelle Italiane.
È l’intera Casa Comune che comincia a tirare le somme dopo la tempesta dei tassi soffiata dalla BCE per abbassare l’inflazione. Per ora il costo dell’euro resta al livello raggiunto, in attesa di virare in discesa, con l’augurio che ciò avvenga quanto prima. C’è da aggiungere ancora un particolare. Non è solo l’inflazione a sminuire il potere di acquisto delle entrate degli italiani e, per completezza, anche del resto degli europei, anche se con valori diversi. Non va trascurato che, fin dall’inizio della pandemia, si è accentuato il carattere speculativo per buona parte delle transazioni avvenute, sia nei confini dello Stivale che fuori di essi. Di conseguenza il divario sociale si è allargato in maniera sensibile, tant’è che molti appartenenti alla classe media, da un pò di tempo sono andati a aggiungersi ai poveri. È bastato allora aggiungere solo davanti a quella qualifica “nuovi”, perché anche quegli stessi avevano serie difficoltà per arrivare alla fine del mese. È a questo punto dell’osservazione che si inserisce un dubbio che riporta la mente al fenomeno dell’inattività o, più generalmente, non svolge attività qualificabile. A accendere i fari su tale realtà basta osservare alcuni comportamenti tenuti dai sottoscrittori in occasione delle recenti emissione da parte del Tesoro di titoli con durata poliennale, fino a 30 anni.
Sono stati sottoscritti tutti, alcuni andando a ruba fino a scatenare una domanda pari a più di dieci volte l’offerta. Ciò significa più cose, tra cui l’aspettativa di vita da parte dei sottoscrittori, la fiducia nella ripresa del Paese e, ultimo solo in ordine di citazione, l’imponente quantità di mezzi finanziari nella disponibilità degli acquirenti, la maggior parte dei quali è italiana. Se è vero che la moltiplicazione dei pani e dei pesci si è verificata molti anni addietro, lo è altrettanto che non si hanno notizie di repliche della stessa. Esce così ancora rafforzata la teoria che l’economia sommersa, a ogni latitudine, abbia dimensioni simili, se non superiori, a quelle della parte ufficiale. Ritornando nei confini del Bel Paese, tutto ciò potrebbe significare che il vero problema del suo indebitamento è scatenato per buona parte dai mancati introiti di ogni genere di tributi nelle casse del Fisco. Come risolverlo non è impegno da poco. Avere la certezza o qualcosa che le somigli in merito a mancati introiti dello Stato, a inizio d’anno può costituire una forte spinta verso la soluzione del problema.