L’innovazione e i limiti dei cluster

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in foto Michael J. Enright

All’ampia letteratura internazionale che ha esaltato i successi dei cluster si contrappongono indagini che ne mettono in evidenza i limiti.
L’economista Michael Enright dell’Università di Hong Kong ha sostenuto che la politica governativa per i cluster è stata un flop. L’indagine da lui condotta ha coinvolto esperti di innovazione ed iniziative di cluster. Un totale di 160 risposte utilizzabili sono state ricevute, con questa ripartizione geografica: Europa 65, America 39, Australasia (tra cui Asia, Australia e Nuova Zelanda) 52, Africa 4. Dall’esame dei dati l’autore è pervenuto alla conclusione che i dati empirici mettono in dubbio l’efficacia delle politiche pubbliche sullo sviluppo dei cluster. Anche se ci sono esempi di programmi di governo che ne hanno sostenuto lo sviluppo, in generale l’intervento pubblico ha avuto un impatto moderato sulla performance dei cluster presi in esame dal campione (Enright, 2001).
Rune Dahl Fitjar, del Centro norvegese per la ricerca sull’innovazione dell’International Research Institute di Stavanger, e Andres Rodríguez-Pose della London School of Economics and Political Science, hanno scoperto che è trascurabile il contributo dei cluster regionali e nazionali all’innovazione. Dall’esame di 1.604 aziende delle maggiori città norvegesi, i due ricercatori deducono che le reti globali più che le relazioni locali giocano un ruolo decisivo per il successo imprenditoriale. Questo è esattamente l’opposto di quello che ci si aspettava dopo decenni di costosi investimenti per lo sviluppo di cluster fondati sull’innovazione (Fitjar and Rodríguez-Pose, 2011a). Essi così si esprimono:
“I principali motori dell’innovazione in Norvegia sono i canali di comunicazione che gli imprenditori locali mantengono con l’esterno e la loro apertura mentale verso le culture straniere, il cambiamento e le nuove idee. Le aziende che hanno una mentalità regionale – che mantengono legami solo con gli attori all’interno dello stesso cluster – hanno quattro volte meno probabilità di innovare rispetto alle aziende connesse a scala globale”.

piero.formica@gmail.com